Lirica
NABUCCO

Sempre efficace il Nabucco risorgimentale in Arena 

Nabucco
Nabucco © Ennevi

A distanza di cinque anni dal suo debutto nell’anfiteatro veronese, Nabucco firmato da Arnaud Bernard si conferma come una delle migliori produzioni areniane degli ultimi lustri e sicuramente l’unica della presente stagione per la quale si possa parlare a pieno titolo di regia e non di semplice decorazione o arredamento.

Dall’Arena di Verona al Teatro alla Scala

Il regista francese traspone la vicenda durante le Cinque Giornate di Milano, incentrando l’azione dentro e fuori dal Teatro alla Scala, abilmente ricostruito dallo scenografo Alessandro Camera, che domina la scena. Ebrei ed assiri, ovvero oppressi ed oppressori, diventano rispettivamente gli italiani e gli austriaci, che all’epoca dominavano il lombardo-veneto. Zaccaria è un patriota che ricorda Mazzini, Ismaele un giovane militante, Nabucco l’imperatore d’Austria ed Abigaille una sua luogotenente.


L’idea di legare Nabucco ai moti risorgimentali e quindi all’impegno politico di Verdi non è originalissima, tuttavia qui viene gestita con grande coerenza ed efficacia e lo spettacolo, nonostante si tratti di una ripresa, risulta sempre godibile e coinvolgente. 

Il momento più suggestivo è sicuramente quello del Va pensiero rappresentato all’interno del Teatro alla Scala durante una replica di Nabucco cui assistono i patrioti milanesi. Coro che anche in quest’occasione è stato rigorosamente bissato, secondo la consueta prassi areniana, ma curiosamente non per le richieste del pubblico, che a dire il vero rispetto a qualche decennio fa, quando si è instaurata questa abitudine, si sono parecchio affievolite, ma direttamente da parte dei figuranti che impersonavano gli spettatori della finta recita sul palcoscenico.

Convincente l’aspetto musicale

Amartuvshin Enkhbat si conferma come una delle voci di baritono più belle attualmente in circolazione. Timbro rigoglioso e fraseggio morbidissimo contribuiscono a caratterizzare un Nabucco di grande musicalità, nonostante qualche segno di affaticamento nella seconda parte, dovuto probabilmente alle concomitanti repliche milanesi di Rigoletto. 

Maria José Siri ha una solida voce di soprano drammatico, tuttavia tradisce qualche difficoltà nei passaggi di agilità. La sua Abigaille risalta maggiormente nei momenti più lirici rispetto a quelli più eroici. Lo Zaccaria di Abramo Rosalen sfoggia una notevole estensione vocale ed un registro grave ben timbrato, mentre Samuele Simoncini è un Ismaele dal volume importante ma non sempre cristallino negli acuti. Rimarchevole la Fenena di Francesca Di Sauro.


Daniel Oren, presenza consolidata sul podio veronese, tiene solitamente in pugno l’orchestra staccando tempi a volte sostenuti ma riuscendo a mantenere una buona coesione tra buca e palcoscenico. Buona la prova del coro diretto da Ulisse Trabacchin
Al termine applausi calorosi da parte di un pubblico partecipe.

Visto il 23-07-2022
al Arena di Verona (VR)