Comico
NESSI

Nessi: Bergonzoni fuoriclasse della parola

Nessi: Bergonzoni fuoriclasse della parola

Luce e buio, parole e immagine, linguaggio e immagina – azione. Significativo l’inizio dell’ultimo spettacolo di Alessandro Bergonzoni: è il blackout, nel vero senso del termine. Per alcuni minuti lo spettatore è immerso nel buio della sala, il sipario è chiuso, mentre l’attore bolognese è alle prese con un monologo-dialogo surreale in cerca della “presa” giusta da attaccare alla spina di corrente.

Il blackout che qui diventa metonimia della mancanza di comunicazione, introduce l’idea dell’unione della carica positiva e di quella negativa in direzione (forse?) del turn on dell’interruttore delle lampadine cerebrali nella connessione col mondo per fare net-rete (senza inter-net!). La questione del fare rete diventa una questione viscerale, sensoriale, legata alla dimensione dell’agire.

Il concetto di trama lascia spazio (non a caso) a quello di frammentazione, tuttavia di una frammentazione-legata: una serie di racconti vincenti che si versano l’uno nell’altro senza una consequenzialità narrativa, ma tematica. Il ritmo è quello di una comicità tragicomica che strizza l’occhio a una capacità d’osservazione intelligente che scavalca qualsiasi schema visivo, ontologico, logico, del linguaggio verbale e empirico.

A teatro con Bergonzoni ci si sbellica dalle risate. Tutto quello che si potrebbe pensare, ma a cui non pensiamo o che non diciamo (pensieri non detti) diventano episodi di vita su cui riflettere e di cui sorridere.
I temi toccati sono la vita e la morte, i ricordi, le parole composte e scomposte, le possibilità, le impossibilità, le parole “non agite”, le azioni “pensate”.

I nessi con il "cerchio esistenziale della vita” (appeso a un filo in scena), si creano dalla nascita: da quando siamo nell’incubatrice! (sul palco ce ne sono tre ). Dall’incubatrice si passa all’amore padre-figlio.

Dal particolare lo spettacolo spazia come in un iter nel mondo, anzi nell’universo ( ! ), all’interno del quale ognuno di noi deve trovare il mezzo per arrivare, per andare, la domanda è: dove? “Tessere o non tessere” questo è il problema.

L’attore-regista fa notare che l’uomo è “sempre in procinto di..” oppure ha la tendenza a argomentare con frasi dette come “nel corso della vita..” o “cosa mi sono perso.?.”Ma il problema di fondo non è chiedersi “dove sono?”, ma “dove sono tutti”? Bisogna essere con-Nessi. Da qui interessante l’accento sul termine collega: non è un sostantivo, ma un verbo; voce del verbo collegare, far passare, creare un passaggio.

La tendenza dell’uomo all’autogiustificazione per azioni non agite viene snocciolata in situazioni assurde e connessioni pazzesche con oggetti, animali, luoghi e persone: il pronto soccorso diventa o-missione di soccorso, le api regine sono più intelligenti dei re uomini, il “fare lo straordinario” diventa il fare l’impossibile, i partiti sono gli s-partiti musicali, gli attestati di frequenza corrispondono a un lavoro sul suono: bisogna captare le onde, i segnali (di S.O.S.). E’ tutta una questione di musica, di arte, di preservare la parte artistica che è in noi, di salvare l’etica.

Interessante l’esperimento della connessione uomo-animale e di quanto sottile possa essere la distanza tra i due. Sul finale Bergonzoni mette fuori un vero e proprio “atlante performativo” di esemplari di uccelli-uomo o uomini-uccello (dipende dai punti di vista), in cui c’è una divertente analogia onomatopeica tra alcuni casi umani-tipo e i versi di diverse tipologie di uccelli.

Nessi non vuole prescrivere nulla, non vuole insegnare nulla, ma spinge a girare l’angolo del limite e del punto di vista unico. Contemporaneamente e ogni giorno possiamo creare collegamenti multipli, infiniti, impossibili con realtà lontane, con l’aldilà, con ciò che non conosciamo.

La drammaturgia di Bergonzoni potrebbe definirsi come una drammaturgia dell’oltre. Oltre cosa? Oltre quello che già si è e si sa, nello spazio e nel tempo. Il teatro non è qui uno strumento di rappresentazione, ma un mezzo per attraversare. Afferma l’attore e regista: “mi hanno regalato il biglietto del tra”, del mezzo appunto.

 

 

Visto il 12-01-2017