La magia della poesia, l’incanto che Mariangela Gualtieri riesce a creare sul palco. Risuonano parole e silenzi, sulla cui scia prendono gradualmente forma immagini oniriche e scene familiari.
Risuonano parole e silenzi, sulla cui scia prendono gradualmente forma immagini oniriche, scene familiari, note o desuete: ecco la magia della poesia, l’incanto che Mariangela Gualtieri riesce a creare sul palco di Sala Assoli con Nostalgia delle cose impossibili.
Il luogo della parola
Mariangela Gualtieri è una delle voci più coerenti e appassionate del nostro presente, il suo rapporto con la parola prima, e con la poesia in seguito, affonda le radici nelle tavole di legno del luogo-teatro. L’origine delle sue parole è infatti inscindibile dallo spazio scenico, in particolare dallo spazio del teatro Valdoca, da lei fondato nel 1983 con Cesare Ronconi.
La stessa poetessa, in un’intervista rilasciata nel 2017, dichiara che la sua è una “parola-casa”, una parola da abitare, che nasce all’interno del modo di comporre di Ronconi, un modo di far teatro costruito a partire dalla scelta di un luogo, un campo di forza, catalizzatore di passi e desideri. Ogni luogo, ogni spazio, pregno di storie e silenzi, genera e accoglie la parola detta, che al suo interno risuona e risveglia.
Dall’oralità alla scrittura: il viaggio della poesia, lo spazio e il silenzio
La poesia di Mariangela Gualtieri è materia per oralità, è una parola- suono, una parola che nasce per un corpo che la dice, una parola da cantare, che oltrepassa la semplice scrittura per diventare cassa di risonanza di ricordi, storie ed emozioni. La forma scritta, tappa ultima di questo viaggio, è tratto grafico che racchiude e determina, una traccia che comunica “un eccesso di libertà nell’obbedienza”, come afferma la stessa poetessa.
Lo spazio che accoglie Mariangela Gualtieri è uno spazio spoglio ma non vuoto, silenzioso e scelto. In questo silenzio le poesie prendono vita, offrono possibilità, “la poesia è parola che tiene con sé il silenzio” e questo silenzio è occasione di conoscenza di sé e dell’altro e dunque del mondo, tangibile o meno.
Parole e ritmo
C’è quasi una sacralità nel modo, nell’attitudine con cui le poesie sono dette; c’è un ritmo musicale, vitale e graduale che accompagna lo spettatore, creando un’intensità rara, un’armonia di sentimenti. In un’epoca in il vuoto spaventa e ogni spazio è spazio da riempire con oggetti e parole “sarà bello sentire che la poesia porta nutrimento alle nostre interiorità un po' rinsecchite, denutrite da questo tempo che ci vuole frettolosi, sempre fuori di noi, affaccendati nei suoi inesauribili dettami”.