Produzione nata sulle tavole del Teatro Municipale di Piacenza lo scorso dicembre, a distanza di un mese l'Otello di Verdi fa tappa al Comunale di Modena. Ancora una settimana, e andrà in scena al Valli di Reggio Emilia, nell'ambito d'una coproduzione che, riunendo più forze, permette ai rispettivi pubblici di godersi un allestimento di spiccato valore, visti i nomi degli interpreti in locandina.
Una direzione ancora da affinare
Chiamato a condurre l'Orchestra Arturo Toscanini, Leonardo Sini getta le basi d'una concertazione asciutta, dall'andamento impellente, e sostenuta da buona tensione drammatica. Nondimeno, un po' debole ci pare il disegno interpretativo generale, ancora privo d'una visione univoca; ed è forse il timore di non soverchiare il palcoscenico che trattiene la sua bacchetta nell'approdo a Cipro, dove la tempesta marina scarseggia di impeto e viene derubricata a temporaletto primaverile.
Ma nel resto il giovane direttore sassarese dialoga bene con gli interpreti, consegue una buona coesione strumentale, ricrea suoni molto belli, e buona varietà di tinte. Sopra tutto, ricrea delicate sottolineature strumentali nelle pagine più intimamente liriche: il duetto «Già nella notte densa», la Canzone del salce , l'Ave Maria.
Tormentarsi per una gelosia ingiustificata
La sintetica, accurata e e densa mise en scène di Italo Nunziata si focalizza sul tormento emotivo del protagonista, e racchiude il dramma dell'ossessiva sua gelosia fra scabre e mobili pareti ossidate dal tempo, disegnate da Domenico Franchi, ponendo talora sullo sfondo talune suggestive video proiezioni. Pareti curiosamente non dissimili da quelle del Trovatore modenese del dicembre scorso.
Molto efficaci si dimostrano le spioventi luci di Fiammetta Baldisseri, mentre i personaggi sono vestiti da Artemio Cabassi con belli ed eleganti abiti ottocenteschi. Palesemente memori, però, dell'Aroldo che Pizzi mise in scena a Piacenza giusto vent'anni fa.
Una voce che non risente dell'età
A dispetto della bella età – siamo ormai alla settantina - Gregory Kunde può permettersi una interpretazione di alta qualità, malgrado qualche inevitabile oscillare della voce. Un Moro di Venezia scenicamente elettrizzante, vocalmente generoso, con quel suo bellissimo smalto tenorile, ancor pieno nei centri e svettante negli acuti, e per di più sostenuto da un fraseggio raffinato ed espressivo.
Luca Michieletti trasfonde nel suo Jago il suo straordinario talento teatrale, che sfocia in massima incisività scenica ed una scolpita declamazione; e la sua prodiga vocalità baritonale corre fluente e s'espande in sala, pur mantenendo ammirevole flessuosità. Una figura, la sua, rivissuta con aggressività e furore, come fosse un dèmone perverso che non conosce il sussurro e l'insinuazione a fior di labbro (Shakespeare lo disegna così), ma che qui vive solo del febbrile desiderio di vendetta.
Desdemona, figura virginale e candida
Quanta tenera grazia femminile, invece, troviamo nella Desdemona di Francesca Dotto! Alle prese di un personaggio dalla irriflessiva ingenuità, inerte di fronte al tragico destino, il soprano trevigiano lo trae fuori dall'orbita dell'ochezza, esaltandone l'adolescenziale candore con un canto purissimo, che fonde vellutata morbidezza dei centri e limpidezza del registro superiore, conseguendo un risultato superlativo nelle sue pagine finali.
Là dove, cioè, dalla melanconica Canzone del salce in poi, forte di un sostegno strumentale tenuto da Sini in punta di fioretto, sa restituire tutti i piano e pianissimo, e rendere ogni assottigliamento ed ogni sfumatura suggeriti in partitura, in un incedere vocale nobile e commosso.
Una buona squadra di comprimari
Ineccepibile l'allineamento delle parti di contorno, che comprendono il persuasivo e aristocratico Cassio di Antonio Mandrillo, il saldo Roderigo di Andrea Galli, il buon Montano di Alberto Petricca, il sonoro Lodovico di Mattia Denti, l'Emilia di Sayumi Kaneko. l'araldo di Eugenio Maria Degiacomi.
Preciso l'apporto del Coro del Municipale di Piacenza, curato da Corrado Casati; qualche imprecisione, peraltro perdonabile, nelle Voci Bianche del piacentino Conservatorio Nicolini preparato da Giorgio Ubaldi.