Da una decina d'anni, nelle sere di luglio, ci capita di salire all'antico castello che domina il borgo di Sarteano per assistere agli allestimenti teatrali ideati dalla Compagnia degli Arrischianti, in coproduzione con il Cantiere d'Arte di Montepulciano. Un approccio iniziato con Alice. Fuga dal paese delle meraviglie (2014), proseguito con Il giro del mondo in 80 giorni (2016), Molto rumore per nulla (2017), Nelle scarpe di Giufà (2018), Montecchi e Capuleti (2023), mentre quest'anno è la volta di OZ. Il mago della città di Smeraldo.
Una serie, cioè, di classici della letteratura e del teatro d'ogni tempo rivisitati da Gabriele Valentini e Laura Fatini in veste di drammaturghi e registi. A volte in tandem, a volte da soli. Laura Fatini, per dire, ha presentato a questo 49° Cantiere La mappa delle meraviglie, opera per bambini dal Milione di Marco Polo, lasciando l'appuntamento di Sarteano a Valentini.
Il palazzo di Oz fra le colline toscane
Come per lo Shakespeare dell'anno scorso, per OZ. Il mago della città di Smeraldo sceneggiatura, testo e regia sono infatti interamente suoi. Il soggetto, va da sé, deriva dalla serie di libri per l'infanzia pubblicata da Lyman Frank Baum dal 1900 in poi, aperta dal successo trionfale di Il meraviglioso Mago di Oz, realizzato con l'illustratore W. W. Denslow, e chiusa da Glinda di Oz pubblicato postumo nel 1920.
Ma pure, inevitabilmente, porta memoria del celebre film del 1939 con Judy Garland. In particolare, della fantastica storia Valentini recupera i personaggi principali, partendo da Dorothy - è cresciuta, si fa chiamare Dora - e dalla buona Strega del Nord, che ci accompagna nella splendida Città di Smeraldo, dove regna Il Mago di Oz.
Un luogo fiabesco, dove tutto è color smeraldo
E' un luogo tutto di color smeraldo: è per questo che agli spettatori si chiede, ad un certo punto, di indossare degli occhiali con lenti verdi. Poi arrivano lo Spaventapasseri, il Leone Codardo e il Taglialegna di Latta, che ora hanno nomi e sembianze umane, tanto che la ragazza non sembra più riconoscerli.
Per ultimo entra in scena il potente Mago di Oz. Ha fattezze femminili, ma gli si deve rivolgere al maschile. In più, Valentini introduce un inedito personaggio - è lo stesso Baum, lo si intuisce subito - che assiste al risveglio di Dora in un luogo a lei sconosciuto (ma forse sta ancora sognando, chissà!), e che verso la fine spoglia il Mago della sua protervia, per ricondurlo/a alla sua ben celata natura. Che è, né più né meno, quella di un ciarlatano impostore.
Andare in cerca della felicità
Infatti, poteri magici in realtà il Mago non ne possiede; e non potendo esaudire le richieste di Dora, Raimondo, Giacomo e Berto – tornare a casa nel Kansas, avere un cervello, il coraggio, un cuore – risale sul suo pallone aerostatico, molla gli ormeggi e fugge lontano. Non prima, però, di aver suggerito ad ognuno che quello che cerca è in realtà a portata di mano, talvolta dentro di sé.
C'è da dire che se da una parte gli interpreti sono tutti bravissimi, tratteggiando ognuno un vivido personaggio, quest'ultima impresa di Valentini in realtà non mostra lo spessore a cui ci ha abituati, e riprende un po' fiaccamente i clichés del libro di Baum e Densolw.
Certo, il testo punta molto sulla parola, sull'enfasi dei dialoghi, sull'ironia, e sin qui bene: allo Spaventapasseri, la figura più riuscita, Valentini pone in bocca perle di saggezza, a dispetto d'un capo di paglia. Ma se la regia scorre veloce, nell'insieme la drammaturgia di questa piéce procede senza troppo vigore, un po' per inerzia; e quando vorrebbe veicolare messaggi, lo fa senza una vera logica.
Ci sfugge, tanto per dire, cosa significhi chiudere su un quadro vivente ispirato al coevo Quarto Stato del pittore Giuseppe Pellizza da Volpedo, trasformando i personaggi del mondo di Oz in orgogliosi proletari in marcia. Immagine suggestiva, ma fuori luogo.
There's no place like home!
Gli attori, dicevamo. Recitano con scioltezza, sono assai espressivi, sanno conferire incisività alle parole. Sono Gaia Lorenzetti (Dora), Francesco Storelli (L.F. Baum), Maria Pina Ruiu (Locasta/Strega del Nord), Andrea Storelli (Raimondo/Spaventapasseri), Damiano Belardi (Giacomo/Taglialegna), Calogero Damino (Berto/Leone), Flavia Del Buono (Guardiano), ed un'eccezionale Emanuela Castiglionesi (il Mago di Oz). Più un piccolo gruppo di mimi, che rappresentano il popolo di Oz.
Un ruolo affatto marginale ce l'hanno le originali e funzionali musiche di scena, elaborate da Stefano Bechini. Danno effetto ad una commissione del Cantiere d'Arte, con interventi sonori in cui l'elettronica svolge un ruolo primario. I costumi sono di Vanessa Armellini, abituale collaboratrice degli Arrischianti, le luci di Fabrizio Nenci. Federica Ponzelletti è assistente alla regia.