One man show, elegante nel suo completo nero con cravatta, Fiorello “dirige” sapientemente oltre due ore di spettacolo tirando le redini di due vite diametralmente opposte.
Penso che un sogno così…, celebre frase di una delle canzoni che ha segnato l’intera storia della musica italiana, famosa anche oltreoceano, è il pensiero che ha spinto Beppe Fiorello a scrivere uno spettacolo tributo non solo al grande e indimenticato Domenico Modugno ma anche alle figure importanti della sua carriera e soprattutto della sua vita.
Un “cantastorie” delicato e coinvolgente
One man show, elegante nel suo completo nero con cravatta, Fiorello “dirige” sapientemente oltre due ore di spettacolo tirando le redini di due vite diametralmente opposte per geografia, cronologia e storie ma con molti punti di contatto: la sua e quella del grande cantautore pugliese. Solo in un palcoscenico vuoto a eccezione di alcuni pannelli grigi in rilievo come delle rocce che rappresentano simbolicamente forse la volontà di recuperare episodi e aneddoti di un passato vissuto intensamente, Fiorello rivela tutta la sua capacità di performer recitando, cantando e danzando sulle note suonate dal vivo dai due chitarristi Daniele Bonaviri e Fabrizio Palma.
“Nel blu dipinto di blu”
In una Sicilia assolata degli anni ’70 ha inizio il racconto dell’incontro con Modugno, avvenuto tramite l’ascolto di un vecchio nastro. Per Fiorello quella rappresenta quasi un’epifania, e l’inizio di una storia intrecciata musicalmente e personalmente tramite le canzoni che «sembrano quasi scritte apposta» per descrivere situazioni di vita vissuta. Dalle estati passate in campagna dalla nonna con una famiglia più che numerosa al tempo trascorso con il padre in vespa, Fiorello lega a doppio filo la sua storia con la musica di Modugno, creando un parallelismo drammaturgico e simbolico tra canzoni e autobiografia passando da Tu si’ na cosa grande a Lu pisci spada, Amara terra mia e via così.
Attraverso doti da cantastorie anche un po’ affabulatore se vogliamo, Fiorello “prende per mano” il bambino o come dice lui, “u’ picciriddu” che fu, creando un mondo ben preciso dove gli spettatori vengono catapultati, un immaginario condiviso popolato da numerosi e diversi personaggi, luoghi, profumi, situazioni ora comiche ora riflessive ora anche commoventi. Come il ricordo della morte del padre, descritto come il momento in cui «lo spettacolo della vita ha perso il mio primo attore».
Penso che un sogno così… ricorda vagamente una favola in cui il timido bambino cresce affrontando le sue paure e, vincendole trova la propria realizzazione personale. Uno spettacolo dolce, intriso di una poesia delicata e un’onestà artistica da parte del performer siciliano che riempie gli occhi e il cuore.