Lirica
PETER GRIMES

Trionfale ritorno all'Opera di Roma del capolavoro di Benjamin Britten

Peter Grimes
Peter Grimes © Fabrizio Sansoni

Peter Grimes, il pescatore solitario e scontroso ha un caratteraccio e, se è vero che il destino di ognuno è scritto nel carattere, c’è poco da aspettarsi dal futuro. Nel Borgo, un villaggio di pescatori sulla costa orientale dell'Inghilterra, tutti lo evitano soprattutto dopo la morte del suo giovane mozzo di cui molti lo ritengono responsabile. 


Gli unici che lo accettano sono il capitano Balstrode, un marinaio in pensione, Ned Keene, il farmacista e soprattutto Ellen la maestra del borgo, vedova che Peter sogna di sposare, ma solo quando sarà abbastanza ricco da meritare il rispetto dei concittadini. Assume un nuovo mozzo, un giovane taciturno che giunge nel bel mezzo di una tempesta che ha costretto tutti a rifugiarsi nella taverna della Zietta le cui “nipoti”, civette provocanti, scherniscono e stuzzicano i maschi presenti.

Quando si scopre che Peter Grimes maltratta anche questo nuovo mozzo, gli abitanti del borgo si dirigono verso la sua capanna, ma nel frattempo durante i preparativi per una battuta di pesca il mozzo cade sugli scogli e muore. 

Durante il ballo annuale circola la voce della sparizione del ragazzo e il popolo tutto parte per punire il colpevole. Peter angosciato per la morte dei due ragazzi prima dell’arrivo della folla si porta al largo con la sua barca e si lascia affondare nell’indifferenza degli abitanti del borgo che tornano alle occupazioni consuete.

Sophie Bevan, Ellen Orford

Una storia di esclusione e indifferenza

L’opera di Benjamin Britten che ha aperto la ripresa autunnale del Teatro dell’Opera di Roma, è ispirata al poema The Borough di George Crabbe e illustra i personaggi e le relazioni in un povero paese di pescatori. Peter, che nell’opera di Crabbe era uno dei tanti, con Britten diventa protagonista, personaggio negativo e violento, ma vittima in fondo innocente dell’esclusione sociale di una società meschina e bigotta.

Dal punto di vista musicale la struttura del racconto è scandita da sei Interludi sinfonici di grande fascino che alternano sfumature impressioniste a tempestose sonorità da dies irae.


L’Orchestra di casa risponde con puntualità e precisione alle intenzioni del Direttore Michele Mariotti, che evidentemente predilige accenti espliciti, per ripiegare quando serve sulle atmosfere nebbiose e sfumate. Una speciale citazione è per il Coro diretto da Ciro Visco che non si limita a cantare con la abituale maestria, ma partecipa all’azione con una efficacia da attori consumati. 

I protagonisti, tutti anglofoni, sono all’altezza della splendida regìa di Deborah Warner che, come ricordiamo con la memorabile edizione di Billy Budd in questo teatro, senza mostrarlo ci fa percepire il mare in ogni situazione. Poetica la trovata dei due giovani mozzi rappresentati come angeli che volteggiano nel vuoto per poi cadere inesorabilmente. 

Allan Clayton


L’interpretazione di Allan Clayton nei panni del protagonista è straordinaria, in perfetta sintonia con le intenzioni della regìa, Sophie Bevan è una Ellen affettuosa, ma decisa, Catherine Win-Rogers è una Auntie (Zietta) che gestisce la taverna con polso e decisione, mentre le due “nipoti” Jennifer France e Natalia Labourdette sono seducenti e civette al punto giusto. Bravi tutti gli altri.

Le scene, essenziali ed astratte sono di Michael Levine, i costumi, moderni e realistici con cerate e stivali da pescatore, sono, di Luis F. Carvalho, la grande massa di figuranti sul palcoscenico è stata guidata dalla coreografia di Kim Brandstrup.

Dopo tre ore e mezzo di recita il pubblico romano è rimasto ad applaudire per diversi minuti.
 

Visto il 11-10-2024