Recensione dello spettacolo "Piccoli crimini coniugali" - Michele Placido e Anna Bonaiuto in scena hanno un alchimia che va oltre le parole, riuscendo così nell’intento di trasmettere la profondità del testo nonostante una regia abbastanza statica e lineare.
”Piccoli crimini coniugali” arriva sui palcoscenici di alcuni tra i più importanti teatri italiani nella versione teatrale diretta e interpretata da Michele Placido, in scena con Anna Bonaiuto. L’omonimo testo dello scrittore francese Eric-Emmanuel Schmitt, reso famoso in Italia dalla pellicola di Sergio Castellitto l’anno scorso, racconta la vicenda di due coniugi alle prese con un post incidente capitato al marito in seguito al quale tutta la loro esistenza viene messa sul piatto della bilancia e rivalutata con esiti sorprendenti.
Una vicenda malinconicamente noir
Michele Placido e Anna Bonaiuto sono Gilles e Lisa: sposati da oltre quindici anni, scrittore di gialli lui casalinga lei, vite intrecciate ma in un certo senso estranee, come dimostra il confronto che i due hanno e sul quale si gioca tutta la commedia. In seguito ad un misterioso incidente che fa perdere momentaneamente la memoria a Gilles, vengono fuori equivoci, fraintendimenti, mezze verità e amare bugie di una coppia forse troppo abitudinaria, spenta dalla routine.Per tutta la vicenda non si sa mai che pericolo per così dire dialettico aspetta i due dietro l’angolo, entrambi troppo impegnati a scagliarsi addosso vecchi rancori e verità mai confessate prima. La perdita di memoria di diventa il pretesto per essere finalmente e totalmente sinceri l’uno con l’altro. Chi esca vincitore e chi vinto da questa efferata “battaglia” all’ultima parola non è dato saperlo, e fino alla fine si rimane con l’amaro in bocca.
Matrimonio come abitudine o come “gabbia” della quale è pressoché impossibile liberarsi?
È veramente essenziale rimanere insieme dopo tanti anni, anche se l’amore finisce? Perché l’uomo ha questo istinto di conservazione che rende indissolubili anche i legami più pericolosi dove c’è più odio o indifferenza che sincero trasporto? Questi alcuni degli interrogativi che emergono dal botta e risposta dei due coniugi in un’ora e mezza di spettacolo.Il testo di Schmitt è duro e realistico per molti versi e forse è vera la riflessione che fa lo stesso autore sulla differenza di ricezione da parte degli spettatori a partire da dati generazionali.
”Piccoli crimini coniugali ha avuto un’adesione violenta da parte del pubblico. All’uscita del teatro, le coppie reagivano diversamente a seconda dell’età: i ventenni mi dicevano ‘Sei crudele!’, i quarantenni ‘Che realismo!’, i sessantenni ‘Che tenerezza!’. Avevano tutti ragione! A vent’anni si vorrebbe che l’amore fosse semplice. A quaranta si scopre che è complicato. A sessanta scopriamo che è bello proprio perché è complicato”.
Amaro in bocca e ritorno alla realtà
Ma l’ottimismo di fondo di cui parla Schmitt nella messa in scena di Placido in un certo senso viene meno: quella a cui si assiste è più una battaglia, un rinfacciarsi continuamente eventi e considerazioni negative l’un l’altro, anche a costo di farsi male e fare male all’amato, accettando tristemente e malinconicamente di rimanere insieme pur “odiandosi” forse, piuttosto che affrontare la vita in solitudine.Michele Placido e Anna Bonaiuto in scena hanno un alchimia che va oltre le parole, riuscendo così nell’intento di trasmettere la profondità del testo nonostante una regia abbastanza statica e lineare.