Prosa
PITECUS

Non c’è scamp…


	Non c’è scamp…

Non c’è scampo a specchiarsi da uomo a uomo nelle performance messe in scena da Antonio Rezza e Flavia Mastrella. Lo si capisce dopo un istante che i “pitechi”, scimmie di branco capaci di replicare più che di apprendere, d’imitare più che di reagire, siamo noi, cervelli obesi seduti in platea ad appagarsi dell’orizzonte breve di una risata che ricade perpetuamente addosso, piccolo borgo di circostanza − e tuttavia sempre identico − i cui membri, convenuti ad un’unica mediocrità di aspirazioni, coltivano ognuno per sé l’illusione lenitiva di un'esaltante unicità.

È dei primi anni Novanta questo lavoro e, nonostante il passaggio del secolo, la sua godibilità rimane intatta; segno, da un lato, di quanto sia persistente la bruttezza epocale che Rezza riproduce col suo espressionismo lapidario, ma anche, dall’altro, della qualità inossidabile della scrittura scenica. Per chi abbia visto più lavori di questo duo, o addirittura più volte lo stesso lavoro in contesti diversi, è possibile apprezzare l’estetica meticolosa dell’esecuzione, basata su un testo dall'esattezza ben dissimulata che l’arguto performer Rezza interpreta adattando istantaneamente i tempi e le intensità dell'azione alla risposta del pubblico. Nel gioco persistente di sfondamento della “quarta parete” la rappresentazione non cede mai alla riproduzione puramente mimetica: l’attore rivela di continuo la sua presenza, non patteggia con lo spettatore, si espone all’interazione meno prevedibile con la platea, cattura un particolare occasionale e lo rielabora con intelligenza velocissima. Il rigore formale della scrittura, fatto di accumulazioni, di figure di ripetizione, di simmetrie, diventa autentico e prezioso momento di teatro nella formidabile capacità di Rezza di dar vita ogni volta a uno spettacolo “qui ed ora”.

Pitecus segna la prima apparizione teatrale dei «quadri di scena» di Flavia Mastrella: non delle semplici scenografie invocate a corredare un testo presupposto, ma − secondo l’interessante metodo di lavoro scelto dai due artisti − veri e propri vincoli preliminari alla creazione della drammaturgia: nell’habitat scenico inventato liberamente dalla Mastrella vengono definite per sottrazione le dinamiche corporee e le relazioni tra i personaggi. Un metodo di scrittura verrebbe da dire oulipiano, che sarà perfezionato nei lavori successivi. Non perdetevi gli spettacoli di Antonio Rezza e Flavia Mastrella; la loro produzione è tra le cose migliori in cui possa imbattersi lo spettatore di teatro assetato di talento puro.

Galleria Toledo - Napoli, 15 novembre 2007

Visto il 15-11-2007
al Galleria Toledo di Napoli (NA)