Con Polvere Saverio La Ruina porta ancora una volta in scena il tema della violenza sulle donne e lo fa con una storia morbosa e tormentata che colpisce per impatto emotivo e intensità. La Polvere che circonda l’universo femminile è quella che gradualmente si posa sull’animo spegnendone a poco a poco ogni slancio vitale, che offusca lo sguardo, sporca i sorrisi e ricopre e trasforma ogni emozione. La Ruina mostra cosa si nasconde, cosa si cela sotto la polvere della superficie, cercando di dare voce e forma al “non detto”, al “non rivelato”, alle paure e ai segreti che ognuno nasconde, custodisce, dimentica.
Una storia di malamore incentrata su una dinamica vittima/carnefice subdola e pericolosa che unisce un uomo fragile e vittima delle sue ossessioni, e una donna solare, coraggiosa, vittima inconsapevole di una relazione malata. La Ruina porta così sulla scena il non amore, un rapporto autoreferenziale e malsano, che degrada lentamente verso una forma di persecuzione fisica e psicologica che rende la donna cavia prescelta e inconsapevole dell’egoismo maschile.
Sulla scena pochi elementi, due sedie, un tavolo e un quadro rosso, simbolo di passione, civetteria, femminilità, un quadro che rappresenta una donna per tutte. Qui, nello spazio elettivo delle mura domestiche, si svolge un vero e proprio match tra Lui e Lei, un dibattito in cui “amore” è solo una parola strumentalizzata, usata col solo fine di legare, agganciare e infine demolire. Il ritmo dello spettacolo e l’escalation di violenza procedono di pari passo, accompagnati da una gestualità via via più incalzante, scandita dal tamburellare delle dita sul tavolo, cui corrisponde, per antitesi, un rallentamento dei gesti e dei pensieri di questa donna che si ripiega sempre più, emotivamente e fisicamente, su se stessa. Quello che si compie sulla scena è un femminicidio di natura psichica, l’annientamento della donna e delle sue emozioni, la distruzione di un cuore e di un animo. La Ruina riesce così a dare voce a tutte quelle storie di cui nessuno parla, a tutti quei “femminicidi” che si compiono quotidianamente e che la polvere, talvolta, nasconde per sempre.