Lirica
PRIMA LA MUSICA E POI LE PAROLE - GIANNI SCHICCHI

Salieri essenziale e Puccini italoamericano, per gli allievi dell’Accademia del Teatro Alla Scala.

Gianni Schicchi
Gianni Schicchi

Prima la musica poi le parole di Antonio Salieri con la regia di Grischa Asagaroff, e Gianni Schicchi di Giacomo Puccini, presentato nell’allestimento firmato nel 2008 dal regista cinematografico Woody Allen.

La produzione che ogni stagione vede protagonisti gli allievi dell’Accademia di Perfezionamento del Teatro Alla Scala, quest’anno si divideva in due atti unici, ovvero Prima la musica poi le parole di Antonio Salieri con la regia di Grischa Asagaroff e Gianni Schicchi di Giacomo Puccini presentato nell’allestimento firmato nel 2008 dal regista cinematografico Woody Allen.

Commedia metateatrale in chiave astratta

Prima la musica poi le parole, definito dall’autore divertimento teatrale in un atto, è in realtà un lungo recitativo nel quale, di quando in quando, fanno capolino alcuni, non particolarmente ispirati, numeri musicali. La vicenda di stampo metateatrale racconta, senza reale sviluppo, dei dissidi tra un musicista e un librettista, cui si assommano i capricci di due primedonne. Asagaroff ambienta la vicenda in uno spazio astratto, disegnato da Luigi Perego, dominato da enormi strumenti musicali che diventano complementi d’arredamento.

La regia si limita ad indicare ai cantanti quando entrare e dove cantare, non riuscendo a creare situazioni che sopperiscano alle carenze drammaturgiche del testo. Dal punto di vista vocale domina il Maestro di cappella di Ambrogio Maestri, cantante di fama internazionale e padrino degli allievi in questo progetto. Linea di canto ferma e assoluta disinvoltura nel ruolo di basso buffo sono stati alla base di un’interpretazione assolutamente rimarchevole. Al suo fianco Ramiro Maturana è un Poeta dal timbro solido e dalla voce ben proiettata. Ben rappresentato anche il versante femminile con Anna-Doris Capitelli, spavalda prima donna seria, che sfoggia un bel registro acuto e Francesca Pia Vitale, prima donna buffa spumeggiante ed incisiva.

Un Gianni Schicchi neorealista

Vero motivo di interesse della serata era però il Gianni Schicchi firmato da Woody Allen, che tornava in Italia dopo una ripresa alcuni anni fa al festival di Spoleto. Il regista americano, affiancato dall’abituale scenografo e costumista Santo Loquasto, sposta la vicenda nell’Italia degli anni ‘50, ispirandosi al cinema neorealista, citato in alcuni piccoli dettagli quali ad esempio gli spaghetti che spuntano un po’ ovunque ed una bicicletta di desichiana memoria parcheggiata in un angolo.

Anche nel trucco si possono scorgere alcuni riferimenti al cinema dell’epoca: la Zita infatti ricorda alcune immagini di Sophia Loren, mentre Lauretta rimanda alle classiche brune stile Anna Magnani.

La regia è vitale ed articolata e le gag si susseguono divertenti, anche se la visione che traspare è quella di un’Italia vista dagli occhi di un americano, che quindi un po’ risente di quegli stereotipi che caratterizzano oltreoceano l’immagine del Belpaese. Il cast asseconda sulla scena le indicazioni di Allen, pur tradendo una scarsa esperienza di palcoscenico. Discorso a parte ovviamente per l’autorevole Gianni Schicchi di Ambrogio Maestri, che, smessi i panni del maestro di cappella, indossa con altrettanta facilità e disinvoltura quelli dell’imbroglione fiorentino, confermandosi mattatore sulla scena e cantante raffinato attentissimo alle sfumature del testo.

Tra gli allevi si segnalano Daria Cherniy, Zita daltimbro corposo e brunito, Francesca Manzo che si è ben distinta in “O mio babbino caro”, ed Eugenio di Lieto, convincente Simone. Il Rinuccio di Chuan Wang ha un timbro chiaro che tende a sbiancare nell’acuto. Nel complesso convincenti le prove degli altri interpreti.
Buona la prova dell’Orchestra dell’Accademia del Teatro alla Scala, condotta da Ádám Fischer, che è sembrata più a suo agio nelle arie Salieri rispetto all’articolato contrappunto di Puccini. Convinta e calorosa la risposta del pubblico al termine della serata.

Visto il 17-07-2019
al Teatro Alla Scala di Milano (MI)