Capita spesso di chiedersi, quando si assiste a un musical in Italia, quale sia la genesi di uno spettacolo così complesso, il cui successo – nel West End londinese o a Broadway – è molto spesso garantito nel tempo: se ad esempio si prendono le divertenti vicissitudini di due fratelli scrittori, ambientate nel Rinascimento inglese (che coincide a grandi linee con l’età elisabettiana, a cavallo tra XVI e XVII secolo) e le si mischiano con gli intrecci, e soprattutto i personaggi delle opere di William Shakespeare, si ottiene il primo musical “Broadway-style".
GLI SPETTACOLI
IN SCENA IN ITALIA
Si tratta di Qualcosa di marcio, la prima versione italiana di Something Rotten!, musical comedy che ha debuttato a Broadway nel 2015 e non aveva mai varcato i confini d’oltreoceano prima d’ora. Lo spettacolo subisce senza dubbio le influenze della satira politicamente scorretta e dell’intelligente ironia di titoli come The Producers, Spamalot e The Book of Mormon.
Tutto nasce da una omelette
Nella Londra del 1590 – con tanto di Globe Theatre come elemento scenico predominante – i fratelli Nick e Nigel Bottom cercano disperatamente di scrivere una commedia di successo, ma sono costretti, loro malgrado, a subire l’ingombrante notorietà del loro contemporaneo William Shakespeare, il Bardo.
Nick, disperato, chiede aiuto a un veggente, nipote del profeta Nostradamus, il quale prevede che il futuro del teatro non possa prescindere dalla combinazione di danza, canto e recitazione; perciò, Nick e Nigel – dopo una serie di tentennamenti e reciproche incomprensioni – decidono di realizzare il primo musical al mondo il cui soggetto, per un errore dello strampalato indovino, è una omelette.
La finzione teatrale finisce per confondersi con le vicende personali dei due fratelli, i quali verranno, infine, esiliati in America, dove potranno esportare il nuovo genere teatrale.
Giovani performer di talento
Sul palco del Teatro Comunale di Ferrara, i giovani artisti della Bernstein School of Musical Theatre di Bologna, non si risparmiano, supportati dall’orchestra diretta da Maria Galantino e dalla direzione musicale di Shawna Farrell, capace di rendere i numeri corali di qualsiasi partitura un’esperienza unica e indelebile.
Dario Napolitano è un eccellente protagonista, sia per il suo irresistibilmente scettico approccio al nuovo genere di spettacolo (in particolare, nel brano A Musical), sia per la gamma di emozioni che è in grado di esprimere nei confronti degli altri personaggi con cui si relaziona.
Mirco Di Santo (Nigel), padroneggia a livello interpretativo il fascino e la tenerezza del poeta nerd e romantico (ma la sua performance migliore e più completa resta il ruolo di Seymour nel precedente La piccola bottega degli orrori, ndr.); Riccardo Rossini, nei panni di Shakespeare, fa quello che deve fare: la star del momento, sfoggiando tutto il suo “Will Power”, in una divertente combinazione di fascino, sicurezza, ironia e ambiguità.
Da tenere particolarmente d’occhio per il futuro sono Vittoria Sardo (Bea) e Alice Borghetti (Porzia), entrambe con una assoluta padronanza dei tempi comici e una spiccata predisposizione a camuffare aspetto e voce, peculiarità che le rendono accattivanti e risolute.
Una dichiarazione d’amore al musical
Per questa regia, Mauro Simone attinge a tutto il suo bagaglio di attore, muovendosi con discrezione ed equilibrio sul piano metateatrale contenuto nello script; il frenetico susseguirsi di numeri musicali conferisce alle coreografie di Gillian Bruce un'energia che mantiene i performer sempre in movimento, ammiccando con irriverente ammirazione al Brodway-style.
Le traduzioni di liriche e libretto di Franco Travaglio costituiscono, anche questa volta, un valore aggiunto per il prodotto finale: rime e musiche in un dialogo scorrevole e divertente, come dimostra in particolare il brano del secondo atto che dà il titolo allo spettacolo (Something Rotten!), ricco di citazioni da musical nostrani e non solo (dallo “scocciante /Cocciante”, passando per Pinocchio e Rugantino). Solamente questo intenso ed irresistibile excursus vale già la visione dell’intero spettacolo.