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QUALCUNO VOLò SUL NIDO DEL CUCULO

La regia innovativa e intrigante di Gassman

Qualcuno volò sul nido del cuculo
Qualcuno volò sul nido del cuculo

Un austero cortile interno con alcune semplici sedie, le inquietanti celle d’isolamento al piano superiore e l’ufficio degli infermieri. Benvenuti nell’ospedale psichiatrico di “Qualcuno volò sul nido del cuculo”, per la regia di Alessandro Gassmann.

È il 1982 e Dario Danise (Daniele Russo) si finge affetto da disturbi mentali per lasciare il carcere ed essere internato nell’Ospedale Psichiatrico di Aversa e scontare una pena di sei mesi. Lo sfacciato delinquente si scontra immediatamente con la ferrea disciplina di Suor Lucia (Elisabetta Valgoi). Allo stesso tempo l’anticonformista Dario comprende la passività e l’inerzia degli altri pazienti, internati volontari, schiacciati da regolamenti umilianti e procedure annichilenti.


Messo da parte l’ego, con il suo fare da spaccone istrionico e irriverente comicità, Dario affronta crudeltà e repressione conquistando dapprima James (Marco Cavicchioli) e Manfredi (Alfredo Angelici). Pian piano gli altri internati ne subiscono l’influenza e il fascino così Suor Lucia cerca di convincere il Dottor Festa (Giulio Federico Janni) a trattare il paziente con l’elettroshock per contenerne la riottosità alle regole, ma vi riuscirà solamente quando Dario scatenerà una rivolta per difendere il gigantesco amico Ramon (Gilberto Gliozzi).

Rientrando dai pazienti, preoccupati per le sue sorti, Dario si dimostrerà ancor più irriverente e provocatorio, ma sarà l’internato Muzio (Mauro Marino) ad aprirgli gli occhi sulla realtà: a prescindere dalla durata della sua pena, potrà uscire solamente se Suor Lucia lo dichiarerà guarito. Dario, però, non si lascia abbattere dalle difficoltà e prosegue nella battaglia: vuole risvegliare la personalità degli altri e portarli a reagire. 

Con il suo esuberante carattere riesce a coinvolgerli e i pazienti organizzeranno prima una festa e poi la fuga di Dario, così da salvarlo. Intanto, Suor Lucia medita una soluzione per renderlo completamente inoffensivo, la lobotomia, che incontra il momentaneo parere negativo del Dott. Festa. Il susseguirsi degli accadimenti si concluderà nelle drammatiche scene finali, tra sacrificio e fuga per la disperazione dei pazienti rimasti.

One flew over the cuckoo’s nest”, romanzo composto dall’autore statunitense Ken Kesey e pubblicato nel 1962, è stato rappresentato per la prima volta nel 1971 a Broadway per la regia di Wasserman. Del 1975, invece, la trasposizione cinematografica diretta da Milos Forman, con Jack Nicholson nel ruolo principale, è uno dei pochissimi film nella storia del cinema ad aver vinto tutti e cinque i principali Oscar.

 


Lo stile di regia di Gassmann si conferma innovativo e intrigante: un sottile velo concretizza la quarta parete, senza nessuna noia per gli spettatori, sul quale vengono proiettate, dal retropalco, le videografie che rappresentano i flashback, creando una piacevole commistione tra teatro e cinema. La rappresentazione risulta molto coinvolgente, grazie al sapiente alternarsi di situazioni drammatiche e momenti ironici e comici. L’adattamento di Maurizio de Giovanni ha contestualizzato, in maniera magistrale, in un periodo storico significativo e adeguato al romanzo originale, mantenendo armonia e carattere dei personaggi trasposti.

Ottima interpretazione di Daniele Russo, valore aggiunto dell’irresistibile ribelle McMurphy di Gassmann. Anche l’affascinante Elisabetta Valgoi è eccezionale nella sua interpretazione algida e inflessibile. Irresistibile anche il resto del cast, in particolare Cavicchioli, Rosselli e Angelici, in grado di strappare sonore risate. Originalità di regia, scenografia articolata (Gianluca Amodio) e videografie (Marco Schiavoni) assolutamente imperdibili hanno contribuito nei lunghi applausi finali.

Visto il 07-11-2015
al Carcano di Milano (MI)