Il recital di canto di domenica 9 gennaio al Teatro alla Scala ha coinciso con l’addio alle scene italiane di Waltraud Meier. Accompagnata dal basso Günther Groissböck e dall’eccellente pianista Joseph Breinl, la cantante tedesca si è esibita in un programma liederistico che comprendeva autori quali Wolf, Bruckner, Rott e Mahler.
Un sodalizio con la Scala lungo 35 anni
Interprete di riferimento del repertorio tedesco, soprattutto quello wagneriano, Waltraud Meier vanta una lunga carriera nei più prestigiosi teatri del mondo, tra cui il Teatro alla Scala con il quale si è creato un importante sodalizio iniziato 35 anni fa, che l’ha vista protagonista di ben 6 inaugurazioni di stagione. Tra i tanti successi si ricordano in particolare Die Walküre del 1994 e Tristan und Isolde del 2007, che rimangono vere e proprie pietre miliari nella storia recente del teatro milanese.
Un programma liederistico interamente viennese
Il programma, interamente dedicato al liederismo viennese si è aperto con la calda e morbida voce di Günther Groissböck che ha eseguito tre lieder di Hans Rott su testo di Goethe, nei quali ha potuto fare sfoggio della sua notevole potenza vocale, cui hanno fatto seguito tre lieder di Anton Bruckner e il ciclo tratto dalle poesie di Michelangelo Buonarroti di Hugo Wolf, tutti brani caratterizzati da una maggiore introspezione nei quali il basso tedesco ha potuto far emergere le sue doti di eccellente fraseggiatore.
Accolta da un prolungato e caloroso applauso è salita sul palco Waltraud Meier che, grazie ad una linea di canto impeccabile ed una voce sempre duttile e chiaroscurata, ha regalato una grande lezione interpretativa di alcuni lieder di Wolf tratti dalle poesie di Eduard Mörike.
Nella seconda parte i due interpreti si sono esibiti in un’ampia selezione di brani tratti dal ciclo Des Knaben Wundenhorn di Gustav Mahler in cui la spavalda e vigorosa vocalità di Groissböck si alternava al raffinato lirismo della Meier che ha concluso con una splendida esecuzione di Urlicht.
Sempre viennesi ma di paternità schubertiana i bis: An die Musik per Groissböck mentre di Erlkönig la Meier ha regalato un’interpretazione trascinante e ricca di pathos conclusasi con un’ovazione.
Addio mio amatissimo bene
Un successo incondizionato, offuscato da un sottile velo di malinconia, scaturito dalla consapevolezza che si trattava dell’ultimo appuntamento sul palcoscenico milanese di una voce tanto amata, che ha visto coinvolto anche il Sovrintendente Dominique Meyer, salito sul palcoscenico per il congedo.
Una voce, quella di Waltraud Meier, che non ha perduto il suo fascino e che lascerà intatto nel pubblico il ricordo di un’interprete straordinaria perché i grandi si riconoscono non solo per la loro carriera ma anche per il coraggio con cui scelgono di ritirarsi dalle scene, evitando di insistere pervicacemente sulla via del declino.
Anche se non era in programma probabilmente nella mente di molti spettatori, uscendo dal teatro saranno risuonate le note di un altro lieder di Mahler tratto da Des Knaben Wundenhorn dal titolo Nicht wiedersehen, che termina con il verso “Addio, mio amatissimo bene”.