Musical e varietà
RUGANTINO

Rugantino, l’eterno vessillo della romanità

Rugantino
Rugantino © Gianmarco Chieregato

Di nuovo sul palco, dopo sessant’anni dal suo esordio. Rugantino, la maschera ottocentesca che è ormai simbolo della romanità e racconto di una Roma papalina nel senso più ampio del termine, è tornata per divertire un pubblico di estimatori e nostalgici.

Forse uno dei pochi personaggi incastrati in uno spettacolo che non smette mai di stupire, Rugantino è la cartolina fedele dei popolani e dei blasonati, un flashback che attraverso musica e parole definisce i contorni di una città che per certi versi rimane immutata nella bellezza dei vicoli e dei monumenti ma che si muove frenetica tra le sue contraddizioni sociali. 

E di questo ringrazieremo sempre il genio di Garinei & Giovannini per i testi (scritti con Pasquale Festa Campanile e Massimo Franciosa) e le musiche indimenticabili del Maestro Armando Trovajoli.

(Foto Antonio Agostini)


Fedele all’originale nell’allestimento, con la regia di Pietro Garinei e la supervisione di Massimo Romeo Piparo, Rugantino è l’eterno burlone, il Peter Pan 'de noantri' che affonda le sue radici nella Roma popolana, fatta di povertà e di espedienti. Michele La Ginestra (che interpreta Rugantino) lo calza in modo impeccabile, favorito da una fisicità senza tempo che regala al personaggio quella leggerezza e presenza scenica necessari per farsi immediatamente amare dal pubblico. 

Provvede alle necessità di Rugantino la ‘sorella’ acquisita Eusebia, una dolcissima Edy Angelillo, materna e protettiva, che non si tira indietro nemmeno di fronte alla richiesta del 'fratello' di concedersi con l’inganno a un uomo che possa mantenerli. Quando entra in gioco Mastro Titta, interpretato per la prima volta da Massimo Wertmuller, il trio diventa esilarante. 

(Foto Antonio Agostini)


Una nota speciale va all’interpretazione di Wertmuller. Mastro Titta è una figura che viene associata, più di altri, agli attori che l’hanno precedentemente rappresentata. In questo caso, Massimo Wertmuller ha regalato una costruzione così personale che gli si augura di interpretarlo anche per tutte le edizioni a venire. 

Altra coppia spumeggiante è quella dei coniugi Paritelli: Giulio Farnese (Don Nicolò) e Brunella Platania (Donna Marta), come da copione miscelano la superficialità dello status sociale all’ironia regalata dalla penna degli autori e lo fanno con talmente tanta passione che scatenano risate di pancia e applausi che scattano convulsi.

La Rosetta che sorprende

Serena Autieri (Foto Gianmarco Chieregato)


Al trio Rugantino, Mastro Titta, Eusebia si aggiunge Rosetta (Serena Autieri), bellissima e bravissima, elegante e di forte impatto. E’ una Rosetta lontana dalle caratteristiche popolane a cui il pubblico è abituato, ma è riuscita con professionalità a dare vita a una creatura che cattura l’attenzione ogni volta che appare in scena. 

A supportare gli attori, in primis la voce soave del serenante (Matteo Montalto) che ci ricorda quanto del bel canto, costola della commedia musicale, si possa sentire la mancanza. Lo dimostra il pubblico che canta commosso dalla platea Roma nun fa la stupida stasera e Ciummachella.

Michele La Ginestra (Foto Gianmarco Chieregato)


Il cast è nutrito di attori, tutti in ruolo e doveroso citarli per il lavoro svolto: Monica Guazzini (Vecchia dei gatti), Gerry Gherardi (Prete), Marco Rea (Gnecco), Alessandro Lanzillotti (Bojetto), Pietro Antonino Tosto (Marchese Facconi), Marco Valerio Montesano (Scariotto). A loro si aggiunge un ensemble compatto e preparato, a servizio incondizionato della scena e che trasmette l'affiatamento di un gruppo familiare più che professionale.

Impossibile perdere questo spettacolo che si ha la fortuna di vedere, oltre alla regia, anche con le scenografie e i costumi originali di Giulio Coltellacci. Di questo, si rende merito a Massimo Romeo Piparo che ha dimostrato rispetto nei confronti di un capolavoro da preservare immutato quanto più è possibile.

Visto il 10-03-2022
al Il Sistina di Roma (RM)