Lirica
RUSALKA

Rusalka, favola d’amore e d’acqua, debutta felicemente alla Scala di Milano

Rusalka, favola d’amore e d’acqua, debutta felicemente alla Scala di Milano
© Brescia-Amisano

122 anni dopo la sua prima rappresentazione assoluta e 65 anni dopo il debutto italiano avvenuto al Teatro La Fenice di Venezia, è approdata finalmente sulle scene milanesi, all’interno della stagione del Teatro alla Scala, Rusalka, il capolavoro operistico di Antonín Dvořák; titolo desueto in Italia che invece nel resto del mondo, in particolare nei teatri della mitteleuropa, gode di una certa frequentazione. 

GLI SPETTACOLI
IN SCENA IN ITALIA

Una favola senza lieto fine

Favola nera tratta dalla leggenda Ondine, nella quale l’incontro tra una ninfa dell’acqua ed un principe non condurrà al classico “e vissero tutti felici e contenti”, l'opera mescola elementi fantastici e fiabeschi ad elementi naturalistici, pur rivisitati in chiave grottesca. 

Il linguaggio musicale non spicca per originalità, mantenendosi fedele ad una consolidata tradizione nella quale si ritrovano echi wagneriani che si fondono con lo stile popolare ceco di Smetana. Il risultato è una partitura dai tratti lirici in cui si alternano momenti particolarmente ispirati, legati alla componente etnica, come ad esempio la celeberrima Canzone alla luna di Rusalka o l'aria dello spirito delle acque nel secondo atto, ad altri più convenzionali e drammaticamente meno consistenti come ad esempio la scena delle ondine nel terzo atto che diluisce la trama senza aggiungere nulla di particolarmente significativo. 

Ci troviamo di fronte quindi ad una musica evocativa, dalle melodie accattivanti che però sembra restare sempre in superficie, andando raramente a toccare il cuore della vicenda.

Una regia in cui le varie componenti dell’opera si fondono con grande efficacia

Impresa che al contrario riesce ad Emma Dante, autrice di una regia che fonde l'elemento lirico e quello grottesco dell'opera dando vita ad alcuni momenti di coinvolgente poesia

Rusalka, creatura dell'acqua, viene rappresentata nei costumi di Vanessa Sannino con dei tentacoli al posto delle gambe, che le impediscono di camminare eretta e la costringono su una sedia a rotelle. Tentacoli che si trovano anche nelle fattezze del padre, lo spirito delle acque; tentacoli a cui lei rinuncia -oltre alla voce- per poter diventare umana e coronare il suo sogno d'amore.

Nonostante l’acquisizione delle gambe la sensazione di equilibrio instabile accompagnerà il personaggio per tutta l'opera, sia dal punto di vista fisico che dal punto di vista emotivo e relazionale. A questo proposito, di forte impatto è la scena del secondo atto in cui, dopo aver scoperto il tradimento del principe con la principessa straniera, il doppio di Rusalka viene portato via a braccia in una sorta di corteo funebre, mentre sullo sfondo gli invitati a palazzo banchettano con i tentacoli che le erano stati tolti in uno straniante connubio tra lirismo e grand guignol, a rimarcare la componente noir della favola. 


Va infatti sottolineato che il passaggio dal mondo delle acque a quello degli umani, nella concezione della regista, Rusalka lo affronta aggrappata ad un grosso amo, quasi fosse un pesce che viene pescato e sradicato dal suo ambiente naturale a sottolinearne la violenza.

Suggestive le scenografie di Carmine Maringola che ambientano la vicenda in una realtà fiabesca, dominata da una cattedrale gotica diroccata che rievoca certe rovine di gusto tardo romantico, all'interno della quale vi è una vasca in cui si esibiscono alcune attrici della compagnia di Emma Dante che, nel ruolo delle Ondine, danno vita a coreografie di nuoto sincronizzato, a rimarcare la costante presenza della dimensione acquatica, elemento fondamentale in questo titolo.

Caloroso successo anche per il valido cast

Approfondito è ben delineato anche il lavoro sui cantanti estremamente credibili sia dal punto di vista musicale che interpretativo. Sul valido cast spiccava l'ottimo Principe di Dmitri Korchak: splendida voce di tenore lirico, brillante nei centri e svettante negli acuti. Ottima anche la prova di Olga Bezsmertna, Rusalka dal timbro morbido e ricco di armonici, credibilissima ed intensa sulla scena. Elena Guseva è stata una Principessa straniera dalla vocalità imponente, sprezzante e altera sia nei confronti della protagonista che del principe, mentre Okka von der Damerau è stata una Ježibaba notevole per la morbidezza del fraseggio che ha opportunamente evitato di scivolare negli eccessi caricaturali che la parte potrebbe ispirare.  

Credibile e bene impostato lo Spirito delle acque di Yongmin Park, azzeccatissima la coppia Guardiacaccia-Sguattero, rispettivamente Jiří Raniš e Svetlina Soyanova, come ottima anche la prova del coro diretto da Alberto Malazzi.

Sul podio il ceco Tomáš Hanus, assiduo frequentatore di quest'opera, ha diretto con piglio sicuro, optando per una concertazione estremamente chiaroscurata che ha accentuato i risvolti drammatici della partitura senza rinunciare alla sua componente più lirica.

Al termine un Teatro alla Scala completamente esaurito, nonostante non si trattasse di un titolo di grande repertorio, ha tributato un meritatissimo successo a tutti gli interpreti.
 

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Visto il 19-06-2023
al Teatro Alla Scala di Milano (MI)