Intrigante serata all’Istituzione Universitaria dei Concerti della Sapienza di Roma per ricordare il centenario della morte di Camille Saint-Saëns con il virtuoso violoncellista Steven Isserlis accompagnato al pianoforte da Connie Shih.
Camille Saint-Saëns è stato uno dei più importanti compositori francesi e la sua opera ha caratterizzato un’epoca. Profondamente legato all’opera di Liszt, da lui considerato una figura paterna, ha divulgato l’opera di Wagner anche se poi se ne è allontanato. E’ stato un autore prolifico, alcuni suoi lavori come la Danza Macabra e il Carnevale degli animali sono divenuti popolarissimi e sono stati ampiamente saccheggiati dallo show business.
E’ ricordato inoltre come grande pianista, ammiratissimo da Liszt, ha fatto in tempo a lasciare alcune incisioni dallo stile raffinatissimo. E’ stato per venti anni organista della chiesa La Madelaine, le sue esecuzioni al maestoso strumento che ancora oggi dà i brividi, attiravano un pubblico eterogeneo, composto non solo da fedeli. La musica da sola non poteva bastare a soddisfare il carattere inquieto e poliedrico di Camille Saint-Saëns, infatti nella sua lunga vita si interessò con la competenza dello studioso anche di scienze naturali e di filosofia.
Due sonate di grande spessore
La Sonata n. 1 in do minore op. 32 introduce il concerto il cui titolo è Camille Saint-Saëns and Friends, mentre la Sonata n. 2 in fa maggiore op. 123 lo conclude.
Si tratta di due sonate di grande spessore, composte a trenta anni di distanza l’una dall’altra, due capolavori, soprattutto la numero 1. Il carattere è ancora ottocentesco, più vicino a Liszt che ai francesi suoi contemporanei, ma l’affacciarsi della nuova estetica traspare soprattutto dagli incisi ritmici incalzanti che contrastano le cellule melodiche dal carattere romantico.
In mezzo i brani dei “friends”più amati. L’amicizia con Gabriel Fauré, già suo allievo, si protrasse fino alla morte, Gabriel Willaume fu un valente violoncellista con cui suono’ spesso in duo, la sua La noce bretonne richiama danze rinascimentali. Augusta Holmes lasciò molte canzoni dal carattere popolaresco, nel concerto odierno la sua Noël d’Irlande (“Rêvez, rêvez, enfants d’Irlande…”) riarrangiata da Steven Isserlis ci immerge nelle atmosfere celtiche come le Due improvvisazioni su arie irlandesi di Reynaldo Hahn conosciuto anche per la sua speciale amicizia con Marcel Proust. Spettacolare la Carmen Fantasie dall’opera di Georges Bizet composta da Joseph Holman.
La Romance oubliée di Franz Liszt, la Romance in la maggiore op.69 di Gabriel Fauré e la Romance op.36 dello stesso Saint- Saëns sono state eseguite una dopo l’altra senza interruzioni. L’impressione di trovarsi di fronte ad un’opera unica è data dalla atmosfera fin de siecle che accomuna i tre brani e la scelta di eseguirli insieme rivela nuove suggestioni.
I grandi interpreti lasciano sempre il segno
La maestria che ha reso celebre Steven Isserlis è stata confermata anche in questo concerto, particolarmente apprezzata la sua sensibilità che non si esprime in gratuiti virtuosismi, ma nella ricerca del carattere dei brani, in questo validamente coadiuvato da Connie Shin. La pianista canadese, per la prima volta ai concerti dell’Aula Magna, è stata una piacevole scoperta per il pubblico romano per la precisione dei suoi interventi e la morbidezza del suono.
Applausi intensi e grati, un solo bis un po’ scontato: Il Cigno dal Carnevale degli animali.