Prosa
SCUSATE SE NON SIAMO MORTI IN MARE

Sopravvivere o morire? Con-vivere in un container

Sopravvivere o morire? Con-vivere in un container

Un giallo dai tratti grotteschi

Uno spazio limite, il tempo scandito dalle sensazioni del qui ed ora e un obiettivo comune:dentro un container che trasporta gente illegalmente, tre giovani vite – una ragazza e due ragazzi - si incontrano per arrivare in tre mete diverse. Sono necessari mille dollari per varcare i confini dell’Europa, raggiungere clandestinamente i paesi più ricchi e scampare alla crisi. Il gioco della sopravvivenza diventa un giallo dai tratti grotteschi.

Il testo

Scusate se non siamo morti in mare (di Emanuele Aldrovandi) si distingue per i dialoghi densi e i monologhi esplicativi. Le descrizioni, il potere narrativo, gli accenti posti sulle parole, l’attenzione ai dettagli semantici, lasciano emergere una buon lavoro drammaturgico. Il tema dell’emigrazione è il pretesto per raccontare una storia in maniera coinvolgente, leggera e senza fronzoli, ma diretta, incisiva e dai risvolti profondi.

La vicenda

L’intreccio della vicenda diventa sempre più complesso fino ad assumere i tratti di un docu-teatro di gusto quasi cinematografico. Nel corso dello spettacolo sono dati indizi sparsi su ogni personaggio,quasi a voler creare gli elementi di un thriller avvincente: chi sono i buoni e chi i cattivi? Chi mente, chi dice la verità?

C’è solo un “cattivo”- il proprietario del container- che si palesa sin dall’inizio e che come un narratore onnisciente guarda le vicende dall’alto, torturando i personaggi attraverso una voce off di forte carica seduttiva (di Mattieu Pastore). La voce non è off per lo spettatore: l’attore è sul palco, impugna il microfono con energia, scandisce le parole con mimica facciale potente e sfrontata, modula la vocalità come il personaggio cattivo delle fiabe. Un naufragio interrompe il viaggio e i tre ragazzi riescono a salvarsi per miracolo.

L’identikit dei personaggi e il finale

La messa in scena con la regia di Paolo Solari, presenta i fatti dal generale al particolare:attraverso l’aggiunta graduale di elementi utili a snodare gli intrighi del racconto,crescono suspense e curiosità. Gli enigmi dei personaggi ruotano intorno a degli oggetti:un pettine (perchè dovrebbe essere così utile?), un coltello(a cosa servirà?),una valigia di cui non si vuole svelare la combinazione sino alla fine(cosa conterrà?) A ritroso si ricostruiscono i profili dei personaggi come a volerne fare l’identikit. La ragazza(Luz Beatriz Lattanzi)è impertinente, dispettosa, intrigante e sfrontata. I ragazzi, uno timido e sognatore (Marcello Mocchi) – è uno scrittore - l’altro egoista e cinico (Daniele Pitari) – è un truffatore.
Lo spettacolo incede per colpi di scena sul passato dei personaggi e sulle loro intenzioni sino al finale, inaspettato e originale. Agisce sull’aspetto evocativo dell’immaginazione e pone attenzione su temi profondi dell’esistenza umana.

 

Visto il 24-03-2017
al Teatri di Vita di Bologna (BO)