Sette spose per sette fratelli, tratto dall’omonimo film diretto da Stanley Donen (1954), è indubbiamente uno dei musical più amati dal pubblico italiano, il cui passaggio televisivo, ogni anno nel periodo natalizio, è premiato da grandi ascolti.
Non stupisce, dunque, che il suo ritorno a teatro stia ottenendo una risposta molto soddisfacente da parte del pubblico italiano.
GLI SPETTACOLI
IN SCENA IN ITALIA
Un allestimento cinematografico
Il nuovo allestimento, con la regia e le coreografie di Luciano Cannito, si ispira a caratteri e ambientazioni dei western firmati da Quentin Tarantino: il taglio cinematografico di questa nuova edizione si rivela chiaramente grazie ai titoli di testa proiettati a sipario ancora chiuso.
Due importanti garanzie sono la traduzione di Michele Renzullo, la stessa della storica edizione del 1998, prodotta dalla Compagnia della Rancia (con alcune differenze nel nuovo adattamento di testi e liriche, non sempre condivisibili) e la direzione musicale di Peppe Vessicchio (l’orchestra dal vivo, però, è presente solo in alcune tappe del tour).
La scenografia coglie nel segno e trasmette un senso di freschezza nei suoi risvolti in stile cartoon abbastanza evidenti; i costumi identificano (quasi) sempre in maniera impeccabile i personaggi e le loro azioni (con l’evidente eccezione dei pantaloni in pelle nera indossati da Adamo Pontipee nell’Oregon di metà Ottocento).
I protagonisti
Pur ritenendo un azzardo considerare i due protagonisti, Diana Del Bufalo e Baz, “la nuova coppia del musical italiano” (parole del regista e coreografo Cannito durante i ringraziamenti finali della replica cui abbiamo assistito, ndr), risulta evidente l'impegno da parte di entrambi, ma ancora molta strada da fare per essere considerati con tale epiteto.
Baz risulta apprezzabile più nel canto, se non altro per impostazione vocale, riuscendo a trasmettere già dalle prime note di ‘Una donna per me’ una certa partecipazione emotiva, che non nella recitazione, quasi sempre artefatta e priva di verve, soprattutto nei dialoghi a due.
Diana Del Bufalo sente sulle proprie spalle la responsabilità del ruolo di Milly, ma la accoglie consapevolmente, con impegno e con il sorriso: la sua recitazione resta, a tratti, legata a stilemi televisivi dai quali risulta difficile affrancarsi, ma l’impegno nel canto è notevole, soprattutto in un paio di numeri musicali, tra i quali il brano Solo lui.
L’importanza dell’ensemble
Nel complesso, risulta evidente come i 22 interpreti della compagnia Roma City Musical (tra spose, fratelli e pretendenti) mai come in questa circostanza, rappresentino il cardine dello spettacolo, oltre a tutto il supporto scenico che forniscono ai due protagonisti.
Perche, in fondo, Luciano Cannito ha realizzato uno spettacolo con coreografie piene di brio e dal forte impatto visivo (la scena della festa in paese alla fine del primo atto è un esempio indiscutibile, con danzatori preparati che cantano e due protagonisti che non ballano più di tanto); oltre a un disegno luci che molto spesso non valorizza le scene di coppia, inserendo il buio in momenti nei quali non sarebbe così necessario.
Infine, tra i fratelli, si fa particolarmente notare il quindicenne Leonardo Scafati, al suo debutto sul palcoscenico come Gedeone, per la sorridente disinvoltura della presenza scenica e spontaneità giovanile nella recitazione, caratteristica imprescindibile dal ruolo che interpreta.