Shéhérazade e le mille e una notte: questo il titolo dello spettacolo prodotto dal Balletto del Sud e coreografato da Fredy Franzutti con le musiche di Nikolaj Rimskij-Korsakov. Cinque quadri scenici in un atto unico per narrare attraverso la danza le magiche notti d’oriente ispirate ai misteriosi racconti di Antoine Galland. Regina degli abissi e protagonista assoluta del balletto è Carla Fracci, che con la sua grazia e il suo portamento reale cattura lo sguardo degli spettatori ponendo in secondo piano il resto.
Celebri le vicende introdotte dall’attore Andrea Sirianni, che interpreta un’efficace dialogo immaginario con il Sultano. Il primo quadro narra gli avventurosi viaggi del marinaio Sindbad (Carlos Montalvàn), che incontra la Regina Thalassa attraversando i mari in mezzo a fulmini e tempeste. Il secondo quadro racconta dell’arciere Mansur (Alexander Yakovlev) che, accompagnato nei folti boschi dalla bella Giumana (Minami Shiota), va alla ricerca del famoso Antar (Lucio Mautone), uccello dalle piume d’oro. Il terzo quadro invece è dedicato al protagonista più celebre, Aladino (Stefano Sacco) e la sua lampada magica, nei meandri di una città fumosa abitata dall’incantatore di serpenti Amir (Motoya Fukushima) e dai suoi cobra (Francesca Raule e Alice Leoncini). Nel quarto quadro si assiste ad una storia d’amore dai tristi risvolti, quella della giovane Zobeide (Nuria Salado Fustè) e del Corsaro (Alessandro De Ceglia) e infine nel quinto ed ultimo quadro scenico ci si sposta al mercato di Baghdad, dove tutti i protagonisti delle varie vicende si incontrano in una grande esplosione di colori e danze.
Nonostante la magia e la grandiosità dei temi trattati, lo spettacolo evidenzia uno scarto netto tra l’interpretazione del bravo attore e la realizzazione tecnica dei quadri, per lo più scollegati tra di essi e a tratti carenti di nesso logico. I ballerini, ottimi interpreti a livello tecnico, non animano dell’espressività dovuta i personaggi che interpretano, facendo così risultare la drammaturgia povera di significato. Questo si evince maggiormente nelle scene corali in cui è presente anche la splendida Carla Fracci, che oscura tutto il resto. Alla sua età, la Fracci conserva intatto il carisma della grande etoile: la classe e la leggiadria che incarna fanno dei suoi assoli gli unici momenti del balletto realmente degni di nota.