Il gesuita Padre Matteo Ricci trascorse oltre trent'anni in Estremo Oriente fino ad avvicinarsi all'imperatore che gli concesse, primo uomo non cinese, il diritto alla sepoltura in Cina con le parole, in calce alla sua richiesta in tal senso, Shi (Si faccia) che dà il titolo all'opera. Matematico, filosofo, cartografo e tanto altro, Matteo Ricci è ancora studioso assai noto in Cina (con il nome di Li Madou) al punto che la sua tomba è un monumento. Egli introdusse in Cina i fondamenti della geometria euclidea e fu autore delle prime mappe del Celeste impero, avviando anche una prima evangelizzazione in quelle terre. Lodevole dunque l'iniziativa dell'Associazione Sferisterio di commissionare un'opera sulla sua figura all'interno del Festival denominato Oriente.
Perfetta interazione di libretto e musica con la parte scenotecnica
L'opera è stata scritta dal compositore maceratese Carlo Boccadoro, salito anche sul podio: si riconoscono influssi jazz e contaminazioni con la musica caraibica e orientale nel piccolo organico (due pianoforti e tre percussioni). Particolarmente efficaci ci sono sembrate due scene: l'inizio con la tempesta in mare e il momento in cui il gesuita si sente male. Il libretto di Cecilia Ligorio, anche regista della messa in scena al Teatro Lauro Rossi, si basa sulle lettere di Matteo Ricci e sulle ricostruzioni della sua biografia ed è perfettamente calzante con la partitura. Forse la figura del protagonista non emerge nella sua effettiva imponenza, ma la suggestione c'è, come la resa della fatica del viaggio, della distanza da casa (geografica e culturale), della barriera linguistica (manca persino il termine per dire Dio). Il risultato convince anche per merito dell'apparato scenotecnico curato dall'Accademia di Belle Arti di Macerata (responsabile del progetto Enrico Pulsoni), dove hanno parte importante i video di Igor Renzetti con le riprese della calligrafia del protagonista, fra altre proiezioni.
Tre voci e tre corpi per Padre Matteo Ricci
Tre protagonisti, sempre in scena, ricostruiscono la figura di Padre Matteo Ricci. Simone Tangolo, attore e danzatore, è Il viaggiatore, il giovane gesuita che parte dal Piceno verso l'ignoto, uomo che “diventa barbaro per amore di Dio”. Bruno Taddia è L'uomo che guarda: il baritono dà voce alle inquietudini e ai tormenti del religioso. Roberto Abbondanza è Matteo da adulto e da anziano, la voce autorevole dello studioso: “Nostro è il tempo della semina, non del raccolto”. Tutti e tre sono perfetti nei ruoli e abbigliati in linea col ritratto noto di Ricci.