Il convento “Regina degli Angeli” ha riaperto le porte, tornato in scena un nuovo allestimento del musical Sister Act, dopo il debutto italiano del 2011.
Diversamente dal film, con protagonista una strepitosa Whoopi Goldberg, l’adattamento teatrale è ambientato a Philadelphia, nella seconda metà degli anni Settanta: Deloris Van Cartier è una cantante di night che assiste involontariamente a un omicidio; dovrà fare da testimone al processo contro il criminale di cui è stata amante, perciò la polizia la nasconde in un convento, sotto la falsa identità di suor Maria Claretta.
GLI SPETTACOLI
IN SCENA IN ITALIA
Un nuovo allestimento, sempre movimentato
La regia del nuovo allestimento (con la supervisione musicale di Simone Manfredini), come per quasi tutte le produzioni Stage Entertainment, è affidata a Chiara Noschese, che non fa rimpiangere (quasi) nulla dell’edizione precedente; anche se il livello di emotività dello show, questa volta, sembra raggiungere il pubblico in maniera piuttosto “soft”.
Le coreografie di Nadia Scherani - di una precisione “geometrica”, soprattutto nelle scene corali - rendono merito alle trascinanti musiche del premio Oscar Alan Menken, che si è ispirato principalmente alla disco-music anni Settanta; la versione italiana a cura di Franco Travaglio (con qualche modifica rispetto alla prima stesura) resta un meccanismo perfetto di ottimismo e comicità, che mantiene costante la contagiosa “febbre da domenica mattina”; i costumi di Ivan Stefanutti sono un trionfo di colori; le “gotiche” scenografie di Gabriele Moreschi rendono protagonista la maestosità di rosoni e altri elementi scenici gradevoli alla vista.
Un cast adeguato per un coro strampalato
A livello vocale, tutto il cast si è dimostrato all’altezza dei rispettivi ruoli. Ovviamente, gli applausi non si sono risparmiati durante le scene nelle quali si esibiva lo strampalato coro di suore canterine.
Tra loro, Gea Andreotti (Maria Roberta) è un’ottima novizia, timida, ma anche molto risoluta; Mary La Targia (Maria Patrizia, con uno “strumento vocale poderoso”), incarna la simpatia all’ennesima potenza.
A guidarle, nel ruolo di protagonista, Gloria Enchill ha saputo trasmettere freschezza, simpatia ed entusiasmo; comunque, è auspicabile che possa ancora sfoderare maggiore disinvoltura nella sua interpretazione.
Nel bene e nel male, colpisce particolarmente l’interpretazione di Giuseppe Verzicco (Curtis Jackson), leggermente penalizzata, fosse anche su indicazione registica, da un look e uno stile “criminale (italiano) anni Settanta”, tendente all’eccesso.
Applausi a scena aperta
La simpatia mai caricaturale di Roberto Tarsi (con i suoi irresistibili accenti soul in stile Barry White, ndr.) ha reso quella di Eddie “Umidino”, un’interpretazione da applausi a scena aperta.
Stessa sorte è toccata a Floriana Monici (in sostituzione temporanea di Francesca Taverni, nella replica cui abbiamo assistito, ndr.), è una Madre Superiora in stato di grazia, che conferma un’indiscussa padronanza delle numerose sfumature interpretative (autorevolezza, ironia, e senso materno), attribuibili a un ruolo “consacrato”.
Infine, verve e spassosa ironia, restano le fondamentali caratteristiche del Monsignore, interpretato con stile e ammiccante disinvoltura da Massimo Cimaglia.
Sister Act si conferma un musical spensierato, in grado anche di suscitare emozioni e riflessioni profonde.