Intrattenimento
SLAVA'S SNOWSHOW

La Poesia e l'immaginazione dei sogni

Slava's snowshow
Slava's snowshow

Slava è nato in una piccola città russa lontana da tutto ed ha trascorso l'infanzia in mezzo alla natura, un mondo incontaminato che ha sviluppato la sua capacità di inventare cose e storie. Grazie alla televisione e al cinema conosce i clowns e i mimi e comprende qual è la sua strada, seguendo la quale si trasferisce a Leningrado per frequentare una scuola di mimo. Grazie al suo innato talento, Slava scopre un nuovo ruolo per il clown al di fuori del mondo circense. 

Nel 1979 fonda una sua compagnia in cui fonde teatro visivo e clownerie e nel 1988 approda in Inghilterra, dove diviene famosissimo. Cinque anni dopo raccoglie le gags e gli sketches più famosi in un unico spettacolo chiamato prima “Yellow” e poi “Slava's snowshow”, con cui trionfa in Nord America e vince numerosi premi. Oggi tutto il mondo conosce e apprezza il suo stile unico e inconfondibile. Dopo la breve turnè dell'anno scorso, la compagnia è tornata nel 2008 in Italia, incantando adulti e bambini con uno spettacolo emozionante, di rara bellezza, pieno di effetti mozzafiato (su tutti la tela del ragno e soprattutto la nevicata finale), gioioso e lirico al tempo stesso.

Il protagonista, Jef Johnson, è bravissimo oltre ogni dire, triste e malinconico, ma anche allegro e giocoso, appare vecchio ma anche giovane, commosso o dispettoso, con quel nasone rosso di gommapiuma e gli occhi segnati di bianco e nero: innocente, naif, il ragazzino puro e lo spirito immutabile che risiedono in ciascuno di noi a prescindere dall'età: basta avere la capacità di guardarsi dentro e la voglia di stupirsi ancora. Tra i momenti più poetici di certo quello dell'attaccapanni, struggente apologo sulla solitudine e sulle partenze/separazioni.

Johnson è accompagnato da altri clowns con lunghi cappotti verdi, i berretti dalle smisurate orecchie e scarpe dalle punte lunghissime, elfi di un mondo di fiaba in cui è obbligatorio stupirsi e meravigliarsi. I clowns descrivono qualcosa di molto più profondo che gags divertenti e grandi scarpe: impongono all'anima di avanzare attraverso l'immaginazione e la fantasia. A un certo punto una palla di neve rotola con estrema lentezza e tutto diventa bianco, un clown trascina dietro di sé una fila di casette innevate ed illuminate, il fumo sbuffa da un comignolo, preparando l'effetto finale della tempesta, pazzesco, inaspettato, sbalorditivo. Confesso che sedere in prima fila mi ha avvantaggiato con un totale coinvolgimento (e mi ha costretto più volte a una diretta partecipazione allo spettacolo). E negli occhi rimane lo sguardo lucido e commosso di Jef Johnson seduto in disparte a guardare il pubblico che se ne va.

Dal divertimento per l'inattesa pioggia allo stupore dei grandi palloni nulla è scontato, tutto è poetico, con un senso dell'immaginazione fuori dal comune. Si esce rigenerati dallo spettacolo di Slava, pieni di energia e al tempo stesso commossi. Perchè si è intravisto un mondo rassicurante. E lo si è dovuto lasciare. Per tornare a una vita che così poetica e immaginifica non lo è. Se non nei sogni.

Visto il 30-03-2008
al Lyrick di Assisi (PG)