Slava Polunin incanta il pubblico di tutto il mondo da quasi trent’anni, portando in scena spettacoli per grandi e piccini e raccogliendo premi prestigiosi.
Slava’s Snowshow è la performance più celebre di questo straordinario artista russo, vuoi per la sua genialità, vuoi per l’adorabile ingenuità mostrata sul palco. Buffo e malinconico, questo clown vestito di un morbido tessuto giallo, conquista immediatamente la platea. Il suo sguardo triste e spaventato colpisce il cuore dello spettatore e, improvvisamente, pare voler chiedere il permesso di condurci tutti per mano nel suo mondo magico, fatto di gioco, colore, suoni, balletti. Sul palco la scena cambia ripetutamente: pochi e semplici elementi bastano a ricreare una stazione ferroviaria, un’abitazione, un paesaggio. Slava gioca e si confronta coi compagni, molto simili tra loro (grazie a lunghi impermeabili e a cappelli esageratamente largh)i, sempre pronti a combinare guai e a scherzare con il pubblico. Non c’è mai tregua, né possibilità di abbassare la guardia. I clown dell’est colpiscono anche durante l’intervallo e, in sala, si scatena il finimondo. Tante risate, tanta spensierata leggerezza ma in Slava’s Snowshow c’è spazio anche, e soprattutto, per la riflessione e l’emozione. Non si può evitare di commuoversi di fronte a questo personaggio geniale, continuamente in bilico tra una realtà infantile e colorata e un mondo freddo, crudele e di grande solitudine. Non a caso la bufera di neve finale avvolge ogni cosa, potente e improvvisa come la sofferenza e la paura che ogni essere umano prova almeno una volta nella vita.
Simpatiche e adeguate le musiche scelte per accompagnare lo spettacolo: dal calore di un ritmo brasiliano, alla tensione prodotta dai Carmina Burana, fino all’italianità delle parole e della voce di Paolo Conte.
Di forte impatto gli effetti speciali, caratterizzati da luci accecanti e finta neve che scende dal soffitto e si posa su ogni angolo del teatro.