Musica
SPECCHI DEL TEMPO - BRAHMS, BARTòK, BERIO

Specchi del tempo al Teatro dell’Opera

Specchi del tempo al Teatro dell’Opera

Penultimo concerto della serie Specchi del tempo al Teatro dell’Opera di Roma con sul podio il direttore scozzese Garry Walker alla guida dell'Orchestra di casa. Come di consueto Stefano Catucci ha introdotto le musiche in programma, apparentemente lontane tra loro, ma legate da un filo rosso che le costringe  all’interno di un confine rigoroso e predeterminato: la forma. In questo caso una suite da concerto, un brano orchestrale e una sinfonia romantica. Il progetto della serie di concerti è dichiaratamente pedagogico e mette a confronto un’opera del periodo classico, una del Novecento storico e una contemporanea.

Il programma della serata inizia con la Suite da concerto ricavata dalla pantomima Il Mandarino meraviglioso di Bela Bartok. Non un vero e proprio balletto, ma una “pantomima” con dei mimi al posto dei danzatori che esaltano l’atmosfera espressionista del lavoro. La storia è crudele e violenta: tre vagabondi irretiscono una giovane e la costringono ad adescare i passanti che essi poi rapineranno. Dopo aver scartato due possibili vittime, appare uno strano personaggio, un Mandarino cinese, che si invaghisce della ragazza. I vagabondi lo assaltano per derubarlo e cercano di ucciderlo, ma lui resiste alla violenza fino a quando non riesce ad ottenere le grazie della ragazza; poi, esausto e soddisfatto, si lascia morire. La ricchezza di colori e di ritmi selvaggi descrive con efficacia gli eventi e le situazioni, sembra che si possa fare a meno della scena. Una musica violenta, talvolta sordida, ma sempre aspra e tagliente assale l’ascoltatore e il parossismo ritmico lascia senza fiato. L’organico orchestrale è quasi “malheriano”, tutte le sezioni sono rinforzate e tutte concorrono a creare un volume di suono opprimente.

Il secondo brano in programma è Formazioni di Luciano Berio: anche qui l’organico orchestrale è sovrabbondante, gli ottoni non trovano posto sul palcoscenico e si sistemano con una suggestiva simmetria nelle  barcacce provocando con i loro interventi una coinvolgente situazione di stereofonia. L’opera impegna tutte le sezioni e sembra una vera e propria guida all’orchestra ed alle sue possibilità.

Dopo l’intervallo è la volta della Sinfonia n. 2 di Johannes Brahms, capolavoro romantico che esalta lo spirito del tempo. L’atmosfera è di tranquillità bucolica, la musica scorre tranquilla con pochi sprazzi passionali, siamo lontani dalla cupezza tragica che talvolta associamo al tormentato animo del compositore, si sente invece l’influenza della sesta sinfonia Pastorale di Beethoven. Garry Walker ha ben diretto l’Orchestra del Teatro dell’Opera che ha risposto con un suono attento e calibrato soprattutto nei primi due brani in programma. La posizione del palcoscenico quasi al centro della sala non ha provocato eccessi sonori indesiderati e ha consentito un nuovo rapporto reciproco tra orchestra e pubblico apprezzato da tutti.

Visto il 13-05-2016