Negli ultimi mesi, prima a Trieste e poi a Milano, il pubblico italiano ha finalmente potuto apprezzare – in lingua originale e con orchestra dal vivo – la dirompente forza emotiva di The Phantom of the Opera, il celebre musical di Andrew Lloyd Webber liberamente ispirato all’omonimo romanzo di Gaston Leroux.
Il giornalista e scrittore francese ricostruisce nel 1910, in forma romanzata, la misteriosa vicenda di un geniale musicista dal volto sfigurato – che vive nascosto nei sotterranei dell’Opéra Garnier di Parigi – e la sua ossessione amorosa per la giovane Christine Daaé.
Sicuramente la produzione ha voluto puntare su un titolo complicato da realizzare sui palcoscenici italiani ma di innegabile appeal per il pubblico. Forte di questa consapevolezza, la regia (affidata a Federico Bellone) ha optato per soluzioni innovative ed efficaci (più o meno condivisibili), adattando lo spettacolo al palcoscenico italiano.
L’effetto “teatro nel teatro”
Insieme a Clara Abbruzzese, Bellone ha ideato anche le scenografie di questa versione, curate in ogni dettaglio: tra l’impiego di proiezioni, fondali dipinti e il ricorso a illusioni ed effetti speciali, l’allestimento si presenta più “intimo” ma non per questo meno spettacolare. In scena non manca l’iconico lampadario che, alla fine del primo atto, viene scagliato in direzione della platea, addirittura con il Fantasma aggrappatovi sopra.
Ma a lasciare spesso il pubblico a bocca aperta, in questo allestimento, è la struttura girevole che, ruotando su se stessa, svela il “backstage” del teatro (il camerino di Christine, l’ufficio dei due impresari, la dimora sotterranea del Fantasma), rendendo evidente il carattere metateatrale dello show.
Originale, anche se piuttosto limitante dal punto di vista coreografico, la scelta di accoppiare artisti in carne e ossa e manichini nel numero di apertura del secondo atto (Masquerade): di particolare impatto la cascata di grossi coriandoli dorati in platea sul finale del brano.
Il lato umano del Fantasma
La star internazionale del musical Ramin Karimloo ha accettato la sfida di tornare a indossare la maschera del Phantom anche in Italia, dopo aver interpretato il ruolo per diverse stagioni nel West End, perfino nel sequel del musical originale Love Never Dies.
La sua profonda familiarità con il personaggio ha consentito al performer di mostrare al pubblico italiano il lato più umano del Phantom: il suo disinvolto carisma è evidente già nel primo atto, con l’emozionante esecuzione di The Music of the Night e raggiunge il culmine nello struggente finale (Down Once More/Track Down This Murderer), in cui non osa stringere Christine, la quale si abbandona a un bacio pieno di compassione tra le sue braccia, prima che lui le dica addio, dichiarandole il suo eterno amore.
Lo stesso senso di compassione (e complicità) che il regista ha voluto trasmettere, in questa versione, dall’austera (solo in apparenza) Madame Giry interpretata con abnegazione da Alice Mistroni: è lei, infatti, a depistare gli inseguitori, dando così il tempo al protagonista di scomparire nel nulla, lasciando dietro di sé solo la sua maschera.
Un cast internazionale di alto profilo
Christine Daa é è interpretata dal soprano italo-americano Amelia Milo, con una tecnica vocale impeccabile, ma la sua presenza scenica risulta ancora piuttosto acerba; non sembra riuscire a incarnare il pesante contrasto tra passione e devozione, che caratterizza il suo personaggio, ma i costumi il trucco e le acconciature di Chiara Donato la rendono comunque una gioia per gli occhi.
Vinny Coyle è un convincente “terzo incomodo” nei panni di Raoul de Chagny; peccato, però, che uno dei momenti più romantici dello spettacolo che lo vede coinvolto (All I Asf of You), sia stato ripensato, sul piano registico, in un’inedita chiave “thriller”, risultando un’occasione “sprecata”.
Si gioca la sua chance di recupero, in termini di intensità emotiva e di resistenza fisica, nella già citata scena finale ambientata nei sotterranei dell’Opéra Garnier.
Nel cast internazionale, sono presenti alcuni artisti italiani; in particolare, si fa notare la coppia di cantanti lirici formata da Anna Corvino (Carlotta) e Gian Luca Pasolini (Ubaldo), che risultano i caratteri più comici durante tutto il primo atto; memorabili, infine, i duetti canori e gli esilaranti siparietti tra la coppia di impresari (André e Firmin), interpretati da altri due veterani del West End, Earl Carpenter e Ian Mowat.
Insomma, Federico Bellone ha fatto di necessità virtù, riuscendo con i mezzi a sua disposizione a portare in scena un Phantom inedito, che non ha deluso le aspettative del pubblico italiano; il quale, tuttavia, sembra emozionarsi più per la confezione dell’allestimento, trascurando le potenti emozioni veicolate dall’orchestra dal vivo – diretta da Julio Awad – dalle tematiche affrontate nel testo e da un cast di alto profilo.