Lirica
TOSCA

La Tosca all’Arena richiede il bis. Dell’intera opera.

Tosca
Tosca © Ennevi

All’interno del cartellone del 101° Arena di Verona Opera Festival, dedicato in gran parte alla figura di Giacomo Puccini di cui cadrà a novembre il centenario della scomparsa, Tosca è stato probabilmente il titolo che, dal punto di vista degli interpreti ha fornito i maggiori spunti di interesse. 

Se infatti le prime repliche hanno visto impegnati tre fuoriclasse del calibro di Anna Netrebko, Yusif Eyvazove Luca Salsi (qui la recensione della prima del 2 agosto), non da meno erano i nomi di quello che usualmente viene definito il “secondo cast”, protagonista dell’ultima replica, ovvero Elena Stikhina, Jonas Kaufmann e Ludovic Tézier, al punto che si è reso indispensabile tornare in Arena per un bis, stavolta non di un’aria ma dell’intera opera.

Regia naturalistica e lineare

Riguardo lo spettacolo, integralmente firmato da Hugo de Ana (regia, scene costumi e luci), rimandiamo alla precedente recensione, non essendo mutato sostanzialmente nulla. Va solo aggiunto che la regia, caratterizzata da un’impostazione naturalistica e lineare, consente anche a quegli interpreti che vengono coinvolti magari per una sola recita preceduta da una veloce prova tecnica (prassi legata allo star system e purtroppo sempre più frequente nei teatri a livello internazionale) di disimpegnarsi efficacemente sulla scena con risultati nel complesso apprezzabili.

Tre grandi interpreti che non hanno deluso le aspettative

Il vero motivo d’interesse era comunque costituito dai tre solisti che hanno sostanzialmente confermato le aspettative. Jonas Kaufmann, che è sembrato vocalmente più in forma rispetto allo scorso anno, ha sfoggiato il suo timbro caldo e bronzeo, grazie al quale ha modellato un Cavaradossi chiaroscurato, ricco di sfaccettature: ironico e guascone nel primo atto, eroico nel secondo e malinconico ed interiorizzato nel terzo, raggiungendo l’acme in un’esecuzione di “E lucean le stelle” di grande introspezione che gli è valsa il più lungo applauso a scena aperta della serata. 


Nonostante la voce non abbia più lo squillo di qualche lustro fa, quando il tenore bavarese debuttava con Cavaradossi, il fraseggio è sempre raffinatissimo e la salita all’acuto solida e spavalda.

Elena Stikhina è stata una Tosca dalla voce sontuosa e dalla solida linea di canto. I centri sono pieni e rigogliosi, gli acuti svettanti ed il fraseggio è ben curato. Tuttavia, se la cantante convince, sull’interprete rimangono alcune perplessità. 

Il soprano russo ha dato l’idea di non cogliere fino in fondo la complessità di Tosca, pertanto il personaggio è rimasto in superficie, nonostante un “Vissi d’arte” raccolto e partecipe. Non hanno giovato poi alcune frasi chiave quali “E avanti a lui tremava tutta Roma”, parlato e non cantato e un “Ecco un artista” dai tratti eccessivamente veristi. Nel complesso un’esecuzione apprezzabile ma con dei margini di crescita.


Quello di Ludovic Tézier è uno dei più bei timbri baritonali del nostro tempo per morbidezza e ricchezza del suono, al quale si aggiunge un fraseggio ricco e screziato che lo rendono l’interprete ideale di figure nobili ed aristocratiche. Caratteristica quest’ultima che l’ha portato a tratteggiare uno Scarpia eccessivamente grand seigneur che anche nei passaggi brutali dava l’impressione di non perdere il suo aplomb. Nonostante quindi una voce ed una linea di canto magnifiche, il capo della polizia difettava di incisività.

Uno spettacolo musicalmente in crescita

Ottimi i comprimari, ovvero Gabriele Sagona (Angelotti), Giulio Mastrototaro (Sagrestano) Carlo Bosi (Spoletta), Nicolò Ceriani (Sciarrone), Carlo Striuli (Carceriere), Erika Zaha (Pastorello), le cui interpretazioni sono cresciute nel corso delle repliche e sono risultate ancora più a fuoco rispetto al debutto. 


Discorso analogo per la concertazione di Daniel Oren che, se da una parte denotava una certa prudenza, vista l’esiguità delle prove con il cast, dall’altra si è rivelata meno enfatica e più attenta nello scavo della partitura e nel rapporto con i cantanti rispetto a quanto ascoltato ad inizio agosto. 

Alterna la prova del Coro della Fondazione Arena diretto da Roberto Gabbiani: se da una parte si è ben distinto nel Te Deum, che chiude il primo atto, dall’altra nel coro fuori scena che apre il secondo ha mantenuto un volume eccessivo che ha coperto palcoscenico e orchestra fino quasi ad annullarli. 

Al termine un’Arena piena, anche se non esaurita, ha tributato applausi calorosi a tutti gli interpreti con particolare entusiasmo per Kaufmann.

Visto il 30-08-2024
al Arena di Verona (VR)