Lirica
TOSCA

L’immutato fascino di Tosca all’Arena di Verona

Tosca
Tosca © Ennevi

Degli otto titoli che costituiscono il cartellone della centesima edizione dell’Arena di Verona Opera Festival 2023 sei sono riprese di allestimenti storici ed è inevitabile che alcuni mostrino più di altri il passare degli anni.

Non è questo il caso di Tosca di Giacomo Puccini nella produzione firmata dal regista, scenografo e costumista Hugo De Ana che, nonostante sia prossima alla maggiore età -il debutto risale a 17 anni fa- mostra ancora tutto il suo fascino.

GLI SPETTACOLI
IN SCENA IN ITALIA

Regia tradizionale, elegante ed efficace

Dal punto di vista dell’ambientazione Tosca è sicuramente l’opera di cui si conoscono più indizi: sono indicati infatti i luoghi, la data esatta e, con relativa approssimazione, anche le ore in cui si svolge la vicenda. Per questo motivo è abbastanza difficile tentare regie particolarmente innovative o che ne reinventino la drammaturgia. 

Fedele al suo stile, De Ana si è mantenuto nel solco di una solida tradizione, che non è assolutamente sinonimo di un teatro polveroso o di retroguardia, anzi, se realizzati con gusto ed intelligenza, gli spettacoli tradizionali, oltre ad assolvere una funzione didattica nei confronti dei neofiti dell’opera, non hanno nulla da invidiare alle regie più moderne.


Elementi dominanti di questa produzione sono la testa ed il braccio alzato della statua dell’angelo di Castel Sant’Angelo che, nonostante nel libretto compaiano solo nel terzo atto, qui sono presenti sin dall’inizio, riempiendo in modo efficace il palcoscenico areniano. 

Nonostante qualche farraginosità nel continuo viavai di quadri che caratterizza l’ingresso di Scarpia nella chiesa di Sant’Andrea della Valle, il primo atto è sicuramente quello di maggiore impatto visivo, grazie anche alla visionaria scena conclusiva del Te Deum in cui sulla sfarzosissima cerimonia religiosa incombono le figure mortifere di vecchi prelati a simboleggiare la decadenza della Chiesa di Roma. 


Un momento che, nonostante la sua brevità, non manca ogni volta di emozionare. Dal punto di vista registico lo spettacolo si dipana quindi in modo lineare nel pieno rispetto dell’ambientazione originale, con costumi sfarzosi ed eleganti ed un’efficace gestione delle dinamiche tra i vari personaggi. Unica concessione rispetto al libretto originale: il finale, in cui la protagonista, anziché gettarsi dagli spalti del castello si staglia, trasfigurata, sulla testa dell’angelo. 

Una buon esito musicale seppure con qualche eccesso da parte dei protagonisti

Uno spettacolo che si conferma estremamente godibile che ha visto riformarsi sul palcoscenico veronese la coppia Vittorio Grigolo-Sonya Yoncheva, già protagonisti di Traviata nel 2021.

Il tenore toscano si è distinto, com'è nella sua natura, per una certa esuberanza, sia nel fisico che nella vocalità, a volte scivolando in qualche eccesso. Il timbro sempre affascinante e luminoso e la salita all'acuto disinvolta hanno contribuito a delineare un Cavaradossi energico, ben cantato, anche se a tratti un po' guascone. 


Al suo fianco Sonya Yoncheva ha sfoggiato un registro centrale pieno e corposo ed acuti svettanti, ma anche la sua Tosca sembrava in alcuni momenti eccedere nei toni drammatici ed in un'interpretazione tendente al verismo, al punto che in più di un'occasione il canto sfociava nel parlato. Roman Burdenko, baritono impegnato in più produzioni all'interno della stagione areniana, è stato uno Scarpia solido è professionale ma abbastanza generico.

Nel complesso buono il livello dei comprimari che vedeva schierati Carlo Bosi (Spoletta), Nicolò Ceriani (Sciarrone), Dario Giorgelè (un carceriere), Erika Zaha (un pastore) e gli ottimi Giorgi Manoshvili (Angelotti) e Giulio Mastrototaro (sagrestano).

Alla testa dei complessi della Fondazione Arena Francesco Ivan Ciampa è stato protagonista di una lettura corretta, ma non particolarmente incisiva, più impegnata ad assecondare i cantanti che ad imprimere un vero impeto drammatico alla partitura. Da sottolineare una non perfetta calibrazione dei suoni all'inizio del secondo atto in cui i cantanti venivano coperti nel coro fuori scena.
Calorosa al termine la risposta del pubblico che riempiva l’anfiteatro.

 

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Visto il 10-08-2023
al Arena di Verona (VR)