Lirica
TOSCA

Una Tosca che ormai è un classico, presto anche in streaming

Tosca
Tosca © Roberto Ricci

Meglio di così, il Teatro Regio di Parma non poteva concludere la sua Stagione 2024. Questa ripresa della Tosca di Puccini, a sei anni giusti di distanza dall'ultima apparizione, ha conseguito infatti due buoni risultati: quello di offrire uno spettacolo musicalmente appassionante, e quello d'uno straordinario successo di pubblico. 

Vuoi per merito di una direzione travolgente e di un cast di spicco, vuoi per l'intatta validità d'un allestimento scenico nato a Bologna nel lontano 1999, e poi migrato altrove. Nel 2009 e nel 2018, già visto per l'appunto in questa sala, portandovi quello spunto iniziale del compianto Alberto Fassini sviluppato e messo a fuoco da Joseph Franconi Lee

Fabio Sartori e Maria Josè Siri


Lo stesso che in seguito ha curato tutte le sue riedizioni offrendo una messinscena sobria, raffinata, di dosata spettacolarità, attraversata da accorti tocchi registici; e poggiata sulle evocative scenografie – un capolavoro di essenzialità - e sugli eleganti costumi di William Orlandi. A farla breve, questa sua Tosca è ormai divenuta un classico.

Due rimpiazzi di lusso

Come purtroppo talora accade, due protagonisti previsti in origine - Anastasia Bartoli e Brian Jadge – han dato all'ultimo forfait per indisposizione, rimpiazzati a spron battuto da due interpreti che, per fortuna, quei ruoli li hanno, come s'usa dire, in tasca: vale a dire Maria José Siri e Fabio Sartori. Così, anche se la prima per loro è stata una sorta di generale, la nave è andata ad ogni modo felicemente in porto. 

Maria Josè Siri

Il soprano uruguaiano delinea una Tosca vocalmente nitida, raffinata e ben costruita – encomiabile il fraseggio dolente di «Vissi d'arte» - però nell'insieme difetta un pochino il carattere passionale, per cui non sempre risalta interamente la febbrile e sensuale carnalità, nell'alternarsi dei momenti di acuta tensione erotica con gli scatti ed i vaneggiamenti da donna fragile e insicura.

Il tenore veneto scenicamente è magari un tantino impettito, e questo è un limite; però in compenso pone in campo quella sua fluente emissione, franca e cristallina, prodiga di volume e sontuosa nel timbro, sostenuta da una morbida e calda pastosità del registro centrale, sempre pronto a lanciare acuti facili, limpidi e squillanti. Gli astanti ne restano conquistati, e l'applaudono con grande calore.

Luca Salsi e Maria Josè Siri

Uno Scarpia di riferimento

E poi c'era il prestante Scarpia consegnatoci da Luca Salsi, di ritorno al Regio dopo sei anni di assenza. Vero mattatore della serata, a ben vedere, il baritono parmense giganteggia in scena con una ammirevole resa psicologica del perfido e mellifluo barone. 

Sa di poter contare su quella sua voce generosa, bella, timbratissima ed omogenea nell'intera gamma; ma assai conta pure il fatto che non si lascia sfuggire ogni sfumatura caratteriale, senza scivolare nella monotonia e peggio nella corriva platealità. Una grande, grandissima performance, decisamente, anche questa assai apprezzata dalla plaudente sala.

Fabio Sartori, Maria Josè Siri e Luca Salsi

Buone parti di fianco

Adeguato è poi lo stuolo delle parti di fianco, sin dall'entrata in scena del solido Angelotti di Luciano Leoni. Schietto e gustoso il Sagrestano di Roberto Abbondanza; Marcello Nardis ben rende Spoletta; Eugenio Maria Degiacomi è Sciarrone; Lucio Di Giovanni il carceriere; Sofia Bucaram dà voce fuori scena al pastorello. Irreprensibile l'intervento del Coro del Regio, guidato da Martino Faggiani, nel Te Deum. Come pure quello delle Voci Bianche addestrate da Massimo Fiocchi Malaspina.

Buona orchestra, esperto direttore

L'orchestra allineata nel golfo mistico era la Filarmonica Toscanini, che ha suonato invero benissimo, con indubbio calore e precisione, sollecitata e tenuta alla frusta dalla vorticosa bacchetta di Daniel Oren, vividissima la sua concertazione, tutta all'insegna di una impellente, violenta drammaticità, con tempi fortemente scanditi e colori molto accesi. Tosca è un'opera che ben si attaglia al suo carattere estroverso, e sa renderne tutta l'intensa, immediata teatralità.

Fabio Sartori

Un istrione, a ben vedere

Come talvolta l'abbiamo visto fare, Oren non perde l'occasione di interagire con la sala: si gira e sollecita lui stesso i presenti a pretendere un bis – in questo caso, della luminescente aria «E lucevan le stelle» di Sartori, battendo poi la bacchetta sulla mano e ripetendogli più volte «bravo!». Teatro nel teatro. 

Ricordiamo che il 31 maggio, a partire dalle ore 20.00, l’opera potrà essere vista sulla piattaforma streaming gratuita operavision.eu. Occasione preziosa, da non perdere.

Visto il 17-05-2024
al Regio di Parma (PR)