Con qualche mese di anticipo sull'anno pucciniano, Tosca ha inaugurato in pompa magna la stagione lirica numero 208 del Teatro Sociale di Rovigo. La prima, sotto la nuova direzione artistica del giovane Edoardo Bottacin.
Tra l'altro, il capolavoro pucciniano registra fra i protagonisti un tenore di primissimo piano - Fabio Sartori – che ritorna per la prima volta nella sala che nel 1996 vide il suo debutto sulle scene, nell'ambito di un tour regionale della Fenice con La bohème. Altro amatissimo titolo pucciniano, che il Sociale ha messo in scaletta. Lo vedremo a febbraio 2024.
GLI SPETTACOLI
IN SCENA IN ITALIA
Un allestimento sempre valido
In sé, l'allestimento di questa Tosca – regia, scene e costumi di Ivan Stefanutti – non è inedito, avendo visto la luce nel 2010 all'Auditorium di Rimini; e tre anni fa venne ripreso a Livorno, Pisa e Lucca. Rispetto al dilatato palcoscenico originale, la scenografia è stata man mano sempre più ridimensionata, mantenendosi tuttavia comunque attraente nel suo descrivere efficacemente una Roma tardo barocca, opulenta e lugubre al tempo stesso.
La sapiente e rodata regia di Stefanutti, dal canto suo, procede densa, rapinosa, con una drammaturgia dall'andamento cinematografico: piena di guizzanti annotazioni, intensamente drammatica. Quanto all'intricato nodo del primo atto, collocato tra le smisurate volte di Sant'Andrea con aeree videoproiezioni (ne è autore Ezio Antonelli), sfocia in un Te Deum che qui, vista l'esiguità dello spazio disponibile, trova in verticale spazio a sufficienza per figuranti e coro, risultando fastoso e imponente. Dettagliati e sfarzosi sono i costumi, alla cui realizzazione ha collaborato Stefano Nicolao. Le luci le ha curate Roberto Lunari.
Due artisti: una cantante, un pittore
Francesca Tiburzi ha fatto della figura di Floria Tosca, debuttata una decina d'anni fa all'Opera di Roma, un pilastro del suo repertorio, al pari di Cio-Cio-San. Il timbro è caldo e morbido; senza pecche la tecnica d'emissione, e la finezza del fraseggio che culmina in un «Vissi d'arte» risolto con indubbia, aristocratica eleganza e lirica intensità. Però non ci convince a fondo nei declamati a sfondo drammatico, ed anche nella risoluzione scenica resta in secondo piano il temperamento nevrotico e sanguigno dell'amante gelosa.
Pregio principale di Fabio Sartori è la vocalità generosa, calda ed espansiva, dal timbro solare, con arcate amplissime e compatte, e salite agli acuti facili e senza incertezze. Magari non guasterebbe nella resa del personaggio qualche sfumatura, qualche chiaroscuro di più, ma nondimeno il suo Cavaradossi vince e stravince, e chiudere gli occhi e sentirlo cantare mette in pace con Dio. Inutile dire che entrambi hanno ricevuto calorosissimi applausi, obbligando il tenore trevigiano bissare a furor di popolo «E lucean le stelle».
Un cattivo in stile verista
Un personaggio perfido come Scarpia si può rendere, grosso modo, in due maniere. Cantarlo a fior di labbro, sottolineandone la sottile, melliflua malvagità con una sottile dialettica, verbale e musicale; oppure optare per una soluzione da mauvais di sapore verista, proponendo un personaggio appariscente, e lanciandosi in un canto estroverso e in bordate di suoni. Ed è questa che adotta Sebastian Catana, interprete scenicamente credibilissimo, che porta a casa un risultato affatto disprezzabile.
Azzeccata la scelta delle parti di contorno: Alex Martini è un Sagrestano musicalissimo, colorito e disinvolto; Lorenzo Cescotti è Angelotti; Giovanni Maria Palmia, Spoletta; Francesco Toso, Sciarrone; Sophia Marino, il pastorello; Fabrizio Zolda, il carceriere.
Una lunga esperienza dietro le quinte
L'Orchestra Filarmonia Veneta suona bene sotto la bacchetta di Bruno Nicoli, fra l'altro responsabile dei complessi musicali di palcoscenico della Scala. E si sente il suo intervento nel palpitante effetto stereofonico che ottiene fuori scena dalle campane dell'alba su Roma.
A parte questo, conosce la partitura di Tosca come le sue tasche, ha idee molto chiare su come dare vita ad un materiale così incandescente, e quindi dirige con grande abilità, consegnandoci una concertazione ora vibrante e tellurica, ora languida e sensuale, sempre nei punti giusti. Il Coro Lirico Veneto, guidato da Giuliano Fracasso, è sussidiato dalle voci bianche dell'Associazione Musicale Manzato di Treviso, preparate da Livia Rado.