Nonostante sia ormai divenuta presenza abituale nelle stagioni estive del Festival operistico dell’Arena di Verona, la coppia costituita da Anna Netrebko e Yusif Eyvazov è sempre molto attesa dal pubblico e le repliche che li vedono protagonisti registrano regolarmente il tutto esaurito. Il titolo che li ha visti di nuovo insieme quest'anno è stato Turandot di Giacomo Puccini, ulteriore conferma della straordinaria forma vocale dei due cantanti.
Anna Netrebko: la nuova Turandot di riferimento
Anna Netrebko ha debuttato nel ruolo della principessa di gelo circa un anno e mezzo fa dopo una carriera che era iniziata come soprano leggero, interpretando ruoli quali Susanna nelle Nozze di Figaro o Adina nell’Elisir d’amore. La voce si è indubbiamente irrobustita nel corso degli anni ma il fraseggio è rimasto quello della grande interprete. La Sua non è una Turandot che si basa solo sul volume -la potenza non eguaglia quella di una Dimitrova, la cui voce era in grado di riempire tutta la cavea- ma è una Turandot dalla linea di canto solidissima ed allo stesso tempo capace di raffinate screziature. Se l’acuto è svettante e raggiunto con estrema disinvoltura l’interpretazione è ricca di accenti e sfumature che ne svelano la fragilità, facendo di lei la Turandot di riferimento dei nostri giorni.
Un'esibizione destinata a rimanere impressa nella memoria grazie anche alla perfetta intesa con il Calaf di Yusif Eyvazov. Il tenore azero è sembrato qui ancora più a suo agio che nei recenti Cavalleria rusticana e Pagliacci. Il ruolo appare più affine alle sue caratteristiche di raffinato fraseggiatore. Il suo Calaf è un personaggio tra l’eroico e l’idealista che contribuisce a rendere entusiasmante anche una pagina sostanzialmente irrisolta come il finale nella versione ridotta di Alfano.
Completava adeguatamente il trio dei protagonisti l'’impeccabile ma forse un po' distaccata Liù di Ruth Iniesta. Da applausi anche l’autorevole Timur di Riccardo Fassi, mentre Alexey Lavrov, Francesco Pittari e Marcello Nardis, rispettivamente nei ruoli di Ping Pang e Pong sono parsi raramente a fuoco, dando vita ad un inizio del secondo atto poco convincente.
Più di una perplessità giungeva anche dal golfo mistico a causa della direzione di Jader Bignamini: lenta, povera di tensione drammatica e spesso in difficoltà nel mantenere la coesione tra palcoscenico, buca e coro.
Allestimento classico e poco originale
Poco riuscito anche l’aspetto visivo, caratterizzato dall'immancabile scalinata in stile Città proibita già vista in centinaia di produzione, dietro le quali le immagini sul ledwall provenienti dal Museo d’arte cinese ed etnografico di Parma passavano in secondo piano. Assente anche il lavoro sugli interpreti, perlopiù statici, e sulle masse che si muovevano in modo confuso e privo di un’idea drammaturgica.
Grande successo di pubblico con applausi per tutti e vere proprie orazioni per Anna Netrebko e Yusif Eyvazov da parte di un'arena totalmente sold-out.