La valigia dell'attore si sposta in riviera: debutta ad Apricale Un milione di scatole cinesi, originale (ri)lettura del capolavoro di Marco Polo. Un borgo del Ponente ligure, di quelli abbarbicati in collina, dove il mare è un'idea neanche troppo lontana, una sera d'estate e la piazza del paese con il palcoscenico all’aperto: gli ingredienti promettono bene, ma ad impastare sapientemente l'impasto è la squadra collaudata del Teatro della Tosse, con Emanuele Conte alla regia e il suo gruppo di attori con il capocomico Enrico Campanati, con una bella storia e la maestria nel raccontarla: il Milione di Marco Polo.
Una matrioska di storie
E’ una cornice che, nelle tappe della narrazione itinerante, raccoglie storie per tutti i gusti: dal poeta Rustichello da Pisa, in dubbio sul reale valore del denaro, al Kublai Khan (raffinato omaggio alle Città invisibili di Italo Calvino) costretto a giocare a scacchi con se stesso per avere il privilegio di perdere, senza dimenticare le donne, anticonformiste e presaghe della verità. Così è, ad esempio, il personaggio cui dà voce Maria Pierantoni, in arte Giua, una moglie orientale che, ricordando l'amore per il marito defunto, rifiuta il sacrificio imposto dalle usanze locali di seguirlo sul rogo funebre. I personaggi si susseguono nei luoghi del borgo (incluse le “segrete” del castello, in una felice alternanza di interni ed esterni) offrendo cronache, riflessioni, punti di vista su temi antichi e sempre attuali.
Una valigia carica di tesori
Il bambino incaricato di aprire e chiudere il sipario pare simboleggiare bene questo lo spirito di questo spettacolo, tra profondità e leggerezza, ricordandoci una fascinosa contraddizione del teatro: ciò che accade in scena è sì magia impalpabile, ma anche materia, peso e respiro umani. Tutto questo è la “valigia dell'attore” con le fantasmagorie di costumi, luci, scenografie che i maestri Lele Luzzati e Tonino Conte hanno saputo immaginare e tramandare ai loro successori.
Il Milione che abbiamo visto ad Apricale sarà pure un coacervo di scatole, ma per certo ciascuna di esse ha saputo donarci una sorpresa: una storia, un senso, qualcosa che non sapevamo di conoscere e, proprio per questo, profondamente ci appartiene.