Tratto dall’omonimo film irlandese del 2006, scritto e diretto da John Carney, Once diventa un musical di Broadway nel 2011, con libretto di Enda Walsh, musiche e liriche composte da Glen Hansard e Markéta Irglová, interpreti originali della pellicola.
L’elemento che rende unico questo spettacolo è una partitura musicale pensata per essere interamente suonata dagli stessi artisti in scena.
La Compagnia della Rancia, con il regista Mauro Simone e il direttore musicale Antonio Torella, ha raccolto questa sfida, realizzando Una volta nella vita, la prima versione italiana di Once, con protagonisti 11 performer che suonano fino a un totale di 20 strumenti, oltre a cantare, recitare e danzare.
GLI SPETTACOLI
IN SCENA IN ITALIA
Un Ragazzo e una Ragazza a Dublino
Lo spettacolo è molto più di una storia d’amore tra un Ragazzo (Luca Gaudiano) e una Ragazza (Jessica Lorusso) a Dublino: attraverso il linguaggio universale della musica, gli artisti coinvolgono il pubblico dall’ingresso nel foyer del teatro, con uno stuzzicante e spensierato “pre-show”, che crea l’atmosfera e mette subito in evidenza le potenzialità degli artisti.
Un esempio tra tutti, la struggente ed evocativa interpretazione di una tradizionale canzone irlandese, eseguita da Francesca Taverni (Baruska), che, con altrettanta disinvoltura, percuote il cajon, uno strumento a percussione, dal volume importante, benché non troppo ingombrante.
Una volta nella vita racconta di un musicista di strada a Dublino che, ferito da una storia d’amore dall’esito incerto, sta per rinunciare anche ai propri sogni; finché incontra una giovane donna (e madre), estremamente colpita dalle sue struggenti canzoni d’amore, che lo ispira ad avere nuovamente fiducia nei propri sogni.
Nel ruolo di “Lui”, Luca Gaudiano, la cui voce graffiante esprime un “mood” delicato e profondo, suonando la chitarra e cantando di un amore perduto con sorprendente tenerezza e disincanto. “Lei” è interpretata da Jessica Lorusso, totalmente a proprio agio nei panni di una giovane pianista dalla tenacia incredibilmente disarmante e dal caustico umorismo (“Sono sempre seria. Io vengo da Repubblica Ceca” è una delle frequenti “freddure” pronunciate dal suo personaggio).
Vita da “Dubliners”, tra sogni e speranze
Sul palcoscenico, Dublino – crocevia di artisti, storie e culture differenti – è rappresentata con una videoproiezione della mappa della città sulla quale, di volta in volta, sono segnati i luoghi dell’azione scenica. La scenografia, nel suo complesso è minimalista: pochi oggetti di scena e soprattutto un vorticoso “girotondo di sedie”, che vengono spostate dagli stessi artisti per agevolare il proprio passaggio sul palco, insieme ai rispettivi strumenti musicali.
Non è un’impresa facile spostarsi con uno strumento mentre lo si sta usando e magari si sta anche cantando: lo sa bene la coreografa Gillian Bruce, della quale si riconosce lo stile pur ricorrendo a movimenti coreografici più semplici.
Tra gli altri interpreti, Matteo Volpotti – oltre a suonare in scena il mandolino – si è distinto anche nell’adattamento delle liriche, in particolare per la delicatezza dei versi in italiano di Falling Slowly, vincitrice dell’Oscar come Migliore Canzone Originale; mentre Giulio Benvenuti (violoncello) ha interpretato un incontenibile e carismatico Billy.
Con Una volta nella vita, la Compagnia della Rancia intraprende una nuova e insolita sfida produttiva (rispetto a un “blockbuster” come Grease) che sembra avere tutte le carte in regola per incontrare il favore di un pubblico più ampio possibile.