Uno sguardo dal ponte, di Arthur Miller, trae ispirazione da un fatto di cronaca nera dal quale l’autore americano restò profondamente turbato. Il titolo dell’opera si riferisce alla prospettiva di una vita migliore nella quale una comunità di immigrati siciliani a Brooklyn, al centro della vicenda, riponeva le proprie speranze, guardando al di là del ponte, verso Manhattan.
L’allestimento diretto e interpretato da Massimo Popolizio amplifica i temi scottanti e sempre attuali che segnano il destino dell’onesto scaricatore di porto Eddie Carbone: una passione erotica proibita e incontrollabile, in un contesto di povertà e immigrazione.
GLI SPETTACOLI
IN SCENA IN ITALIA
Un grande affresco sociale, raccontato come un film
Dipingere questo grande affresco sociale per il pubblico spetta all’avvocato Alfieri (Michele Nani), personaggio presente nella vicenda, di cui è al tempo stesso anche spettatore-narratore (la sua funzione ricorda quella del personaggio interpretato da Danny DeVito nel film La guerra dei Roses, ndr).
Come in un lungo flash-back cinematografico, gli spettatori vengono subito a conoscenza della sorte del protagonista e l’ineluttabilità del destino è proprio cardine sopra il quale Popolizio costruisce la sua interpretazione: un uomo che per tutta la vita ha compiuto sacrifici per la propria famiglia si lascia consapevolmente annientare dalla violenza di una passione incestuosa nei confronti di Catherine, una nipote che è cresciuta in casa sua, come una figlia.
Per tutta la compagnia è anche un’occasione per confrontarsi con i numerosi adattamenti cinematografici, televisivi e teatrali realizzati dal 1955 (anno della prima rappresentazione a Broadway), fino a oggi. Il risultato è un allestimento con i ritmi “asciugati” di una serie tv e le musiche evocative di un film.
Affetti “non regolari”, tra morbosità e pregiudizio
Le scene di Marco Rossi sono essenziali, ma avvolgenti: la sagoma di un ponte, un’ ambientazione portuale e un appartamento con alcuni semplici mobili (in parte fissi, in parte spostati a vista), che rappresentano la memoria della famiglia Carbone. E un giradischi, le cui musiche permettono a Gaja Masciale di esprimere la dirompente vitalità del personaggio di Catherine; mentre Valentina Sperlì, non si risparmia nel ruolo della moglie rispettosa, ma vigile e verace.
Il testo affronta anche il delicato tema della (presunta) omosessualità di uno dei cugini della famiglia Carbone, entrato clandestinamente negli Stati Uniti; il quale è percepito come “non regolare” dalla mente offuscata di Eddie, per il biondo acceso dei suoi capelli e perché aspira alle luci di Broadway, ma è anche in grado di cucire vestiti.
Caratteristiche che permettono a Lorenzo Grilli, di distinguersi nel ruolo del “canarino” Rodolfo, evidenziando le sue qualità di performer completo, ad esempio, nell’interpretazione “a cappella” di brani come Paper Doll e Ridi, pagliaccio!
Alla fine dello spettacolo, il pubblico applaude con convinzione dimostrando di apprezzare la scelta registica di portare in scena la versione originaria in un atto unico di uno spettacolo, che a oltre mezzo secolo dal debutto, fa ancora riflettere.