La quarta serata dell’edizione straordinaria 2020 del Festival dell’Arena di Verona ha avuto come protagonista Richard Wagner, la cui musica negli ultimi decenni ha risuonato pochissimo nella cavea dell’anfiteatro.
Se infatti dal 1922 al 1963, anno dell’ultima rappresentazione di Lohengrin, si erano avvicendati sul palcoscenico alcuni titoli del compositore di Lipsia, da allora le uniche esecuzioni si riferiscono a due concerti nel 1983 e nel 2013, in occasione degli anniversari rispettivamente della morte e della nascita.
È quindi fortemente auspicabile che questo evento possa costituire il primo passo per il ritorno di un’opera completa di Wagner all’Arena.
Un programma estremamente vario
Il concerto, che ha coinciso con il debutto veronese del soprano Ricarda Merbeth, specialista in questo repertorio e da anni presenza fissa al Festival di Bayreuth, è stato diretto dal Maestro Gustav Kuhn che ha selezionato i brani da eseguire seguendo un'impaginazione abbastanza personale. Se infatti ha convinto l’abbinamento tra le due pagine dell’Olandese volante, ovvero l’ouverture e l’aria di Senta, la scelta di eseguire dal Tristano e Isotta solo il Liebestod, ha fatto percepire la mancanza del preludio, sua imprescindibile introduzione. Allo stesso modo, l’affastellare titoli molto distanti tra loro, sacrificando pagine significative dell’Anello del Nibelungo, di cui è stata suonata solo la Cavalcata delle Valchirie, ha dato a volte l’impressione di una certa discontinuità negli ascolti.
Il concerto si è aperto con l’esecuzione dei due brani dell’Olandese volante, dei quali Kuhn ha dato una lettura con tempi abbastanza comodi e priva di forti contrasti, anche per agevolare un’orchestra che ha poca affinità con questo repertorio.
Suggestivo il gioco di luci che, in tema con la musica, ha trasformato la pedana dell’orchestra nella tolda di una nave nell'oceano in burrasca, mentre Ricarda Merbeth è stata una Senta spavalda, dalla voce ben timbrata e svettante nell'acuto, nonostante in qualche passaggio abbia un po' forzato nei volumi, atteggiamento comune a molti cantanti che per la prima volta si trovino ad affrontare la vastità dello spazio areniano.
Wagner autore necessario
Dalle tinte corrusche dei mari del nord si è passati alla retorica magniloquenza dell’ouverture dei Maestri Cantori di Norimberga, cui ha fatto seguito l’immancabile Cavalcata delle Valchirie, sicuramente la partitura più popolare di tutto il programma, accolta con grande favore dal pubblico.
Il brano successivo, ovvero il Liebestod, il canto di Isotta con cui si conclude l’opera Tristano e Isotta, ha richiamato sul palco Ricarda Merbeth che, pure in questa versione orfana del preludio, ne ha dato un'interpretazione di grande spessore.
Il programma si è quindi concluso con l’ouverture di Tannhäuser cui hanno fatto seguito come bis, anziché dei nuovi ascolti, la riproposizione del Liebestod e della Cavalcata delle Valchirie.
Calorosa la risposta del pubblico, a riprova che un ritorno della musica di Wagner in Arena è ormai non solo auspicabile, ma necessario.