Lo spettacolo We will rock you è sicuramente un’ottima operazione commerciale, ma più adatta ad un pubblico televisivo o concertistico che per un habitué teatrale.
Lo spettacolo We will rock you, con i più grandi successi dei Queen, dopo oltre 2700 performances torna in scena in una nuova edizione. La produzione del 2019, riadattata per l’Italia da Claudio Trotta, cerca di mantenere lo spirito originale conformandolo con battute e riferimenti ai gusti del pubblico italiano.
GLI SPETTACOLI
IN SCENA IN ITALIA
La scenografia firmata Colin Mayes è forse un po’ troppo semplice e statica per un Musical di questo livello, dove il cambio delle location viene suggerito da oggetti e piccole modifiche al fondale.
La struttura costituita da pali d’acciaio e americane, che, forse, dovrebbero richiamare un palcoscenico di un concerto, non riesce a immedesimare lo spettatore dentro la storia, con visibili nello sfondo i nomi dei grandi brand della globalizzazione ormai scoloriti e probabilmente dimenticati.
Un nuovo Matrix
La trama, incentrata sulla storia d’amore di Galileo e Scaramouche, vuole essere l’ennesima ambientazione in un futuro non troppo prossimo, dove la tirannia ha preso il sopravvento proibendo ogni tipo di musica dal vivo se non quella “approvata dal governo”.
Nel Matrix musicale 2.0 la storia sembra più una cornice, costruita appositamente per riuscire a incuneare più brani possibili dei Queen e ammiccare al pubblico grazie ai riferimenti alla cultura pop musicale contemporanea.
Il rock da Rovazzi a Grignani
I personaggi, caratterizzati quasi come cartoni animati, risultano macchiettistici e con dinamiche interne ed esterne troppo semplicistiche per essere reali. Se si considera poi alcuni riferimenti alla musica italiana da “Ti raserò l’aiuola” di Grignani a “Andiamo a comandare” di Rovazzi viene da pensare: se il governo della messa in scena avesse avuto ragione nel proibire queste musiche?
Se Freddie Mercury avesse approvato queste scelte musicali, lui che era un ribelle ed innovatore senza stereotipi e che preferiva andare contro corrente che ottenere un applauso semplice e scontato?
Tanti punti di forza, forse poco sfruttati
Lo spettacolo è arricchito da una band dal vivo che però viene “scoperta” solo nella parte finale. L’assenza di effetti speciali o visivi come per le “gabbie laser” rese con una semplice luce, le coreografie incantevoli e varie ma forse poco grintose e innovative rendono We will rock you sicuramente un’ottima operazione commerciale ma più adatta ad un pubblico televisivo o concertistico che per un habitué teatrale.