A volte ci sono interrogativi che ci martellano per una vita intera. Nella fase adolescenziale, quella della ribellione nei confronti della famiglia, necessaria per costruire e affermare la propria identità, a qualcuno di essi riusciamo a rispondere. Altre volte, abbiamo bisogno di più tempo e la ricerca continua; ma fino a quando? Fino a dove? Soprattutto, si riuscirà a liberarsi di un destino che sembra marchiato nel DNA per esprimere liberamente la nostra unicità?
Con questo, di interrogativo, l’autore e direttore creativo Edoardo Guarducci di WHAT’S YOUR nAIM? porta in scena quattro giovani performers della Cornelia Dance Company e il polistrumentista Flavio Paglialunga. Insieme, provano a raccontare il processo emotivo e creativo che gli interrogativi generano.
GLI SPETTACOLI
IN SCENA IN ITALIA
L’efficacia del messaggio e del suo mezzo
L’interrogativo di Guarducci è provocatorio e mette in discussione quello che sembra un destino segnato dalla nascita barattandolo con la propensione all’utilizzo del libero arbitrio, una ricerca di affrancamento piena di ostacoli e disagi interiori. Lo fa concependo uno spettacolo di danza contemporanea per veicolare il messaggio.
Già il titolo rompe la catena ereditaria fondendo due termini in nAIM, l’espressione NAME (nome) e AIM (goal, obbiettivo). Quando poi i quattro danzatori si presentano al pubblico, è chiaro che il processo di fusione non è altro che il tentativo, a volte fallimentare a volte vincente, di separazione dalla dinamica sociale.
Guidati dall’efficace e perfetto disegno luci di Fabio Massimo Sunzini e dalla impeccabile performance live di Flavio Paglialunga, su progetto musicale inedito del trio elettro-pop Inude, i danzatori Eleonora Greco, Marta Ledeman, Marco Munno, Francesco Russo danno ‘voce’ al tormento e al senso di liberazione che l’essere umano prova nel raggiungimento del proprio scopo.
L’altro allo specchio
Lo specchio è l’unico elemento scenico attraverso il quale nasce e si sviluppa il dialogo interiore, per esplodere poi nei corpi che convulsi e contorti si riempiono di carica espressiva. La musica accompagna le performances alternandosi a lunghi silenzi nei quali i corpi sono lasciati soli con il ritmo della loro faticosa ricerca. Le scene corali sono potenti, suggestive, i corpi disegnati dai costumi di Atmo (che ha curato anche la scenografia), esaltano ogni movimento, che sia costretto o di affrancamento, così come un pittore fa con la sua tela.
In poco meno di un’ora, questo pool di professionisti stupisce e inchioda alla poltrona in uno spettacolo che è poi la pagina di diario che ognuno di noi, almeno una volta, ha scritto in un momento della sua evoluzione umana.