Ausmerzen. Viene da aus merz, da marzo. Ha un suono gentile, di terra.
È una parola di pastori, indica qualcosa che va fatto in quel tempo. A marzo le pecore e gli agnelli che nella transumanza rallentano la marcia vanno soppressi. I dottori dell’eugenetica alla fine della Belle Époque prendono due strade per migliorare il mondo: per gli inglesi si trattava di to eradicate illness, sradicare la malattia. Per i tedeschi si trattava di ausmerzen: sopprimere i deboli. Sapete come è finita, no?
Molti anni fa, a metà degli anni Novanta, mentre stavo preparando uno spettacolo sul lager della Risiera di San Sabba a Trieste, venni a conoscenza dell’Aktion Te Vier, l’Azione Ti Quattro, il primo sterminio di massa nazista: l’eliminazione di settantamila tedeschi fra malati mentali, portatori di handicap, disabili e bambini affetti da malformazioni. Paolini, con profonda sapienza teatrale, fa comprendere in maniera limpida e cristallina come l’eugenetica, che perseguiva l’igiene razziale, con la sterilizzazione prima e l’eliminazione fisica dopo, fu uno degli elementi che favorirono la nascita del nazismo e non il contrario. Il razzismo esisteva da sempre, ma alla fine dell’Ottocento cercava una conferma razionale in una scienza che diventava, nel nazismo, eugenetica di Stato, a tutela della parte buona della popolazione. E i medici tedeschi, che vi aderirono in modo rilevante, non dovevano più curare ma difendere i geni sani ed espellere i deboli e i contaminatori della razza.
Le conseguenze di quelle idee che hanno attecchito in profondità non sono così facili da estirpare e anche oggi ritornano e dobbiamo farci i conti.