Matteotti (anatomia di un fascismo) parte dalla testimonianza di chi c’era, di chi ha visto e non si è tirato indietro, per ricostruire quanto Matteotti stesso chiamava il pericolo più grande: il pericolo più grande è quello che non capisci, la malattia che fa morire un uomo è quella che non fa rumore, non ha sintomi, non la senti crescere. Anzi, addirittura ne sorridi. Come sorrideva “Tempesta”, così come era chiamato il giovane Giacomo a Ferrara, quando parlava dei “celibanisti”, quelli che al caffè dietro il Duomo chiedono il celibano perché non lo sanno che il cherry-brand è inglese. Quelli che, d’un tratto, sfilano in migliaia accanto al Contessino, Italo Balbo.
Tempesta: uno col sangue caldo. Sempre stato. «Io, il mio discorso l’ho fatto. Ora voi preparatevi qualcosa da dire al mio funerale». 30 maggio 1924. A cento anni di distanza è il teatro, è la musica, sono le parole di Stefano Massini, la voce di Ottavia Piccolo, i suoni de I Solisti dell’Orchestra Multietnica di Arezzo a prendersi l’impegno di parlare.
Leggi tutto
Leggi di meno
musiche di Enrico Finkeseguite dal vivo daI Solisti dell’Orchestra Multietnica di Arezzo Massimiliano Dragoni salterio, percussioni, doppio flauto Luca Roccia Baldini basso Massimo Ferri chitarre, mandolino Gianni Micheli clarinetto basso Mariel Tahiraj violino Enrico Fink flauto