Il naturalismo ottocentesco, ed Émile Zola ne è il principale esponente, si basa principalmente su una puntuale attinenza alla realtà, influenzato dalla scienza, dalla medicina sperimentale e dalla nascente psichiatria, tutti elementi, questi, che affiorano prepotentemente nel suo romanzo “Thérèse Raquin”. Ci troviamo di fronte a un racconto che non è solo la storia di un adulterio che finisce in tragedia ma ad un vero e proprio studio psicologico e fisiologico sulla natura umana e sulle modifiche che in essa avvengono sotto l’influsso dell’ambiente e delle circostanze. Viviseziona scientificamente e senza alcuna pietà i personaggi e le loro pulsioni nascoste ma anche il senso di colpa, sentimento che perseguiterà i due amanti omicidi Thérèse e Laurent, guidati da una bestiale passione e da una natura senza freni inibitori, sotto le “sembianze” del fantasma dell’ex marito Camille e che li indurrà al doppio suicidio.
La protagonista, qui interpretata sa una grande Donatella Finocchiaro, donna dominata dai più bassi istinti esacerbati da una vita cui l’hanno costretta e Laurent, spinto dal desiderio di vivere oziando e coltivando i propri vizi, si trovano all’inizio conniventi per poi arrivare ad odiarsi e a desiderare la morte piuttosto che una vita tormentata e infelice. Stefano Ricci, drammaturgo e regista pluripremiato per il suo teatro di ricerca e il suo distintivo linguaggio contemporaneo, coglie pienamente l’indagine sulla fragilità umana fatta da Zola trasferendola ai giorni nostri.
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Protagonista:
Donatella Finocchiaro
Regia:
Stefano Ricci
Produzione:
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Autore:
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Durata:
100 minuti
Numera atti:
1
Anno di produzione:
2024