Franciscus, il rivoluzionario, l’estremista, l’innamorato della vita. Franciscus, che visse per un sogno. Franciscus, il folle che parlava agli uccelli. Franciscus, che vedeva la sacralità e la bellezza in ogni volto di persona ma anche di animale, e non solo in essi ma anche nel sole, nella morte, nella terra su cui camminava insieme agli altri.
Qual è l’attualità del suo messaggio?
Cosa può dirci la filosofia del “ricchissimo” di Assisi, nella confusione della modernità affamata di senso, nelle promesse tradite del progresso?
In questo spettacolo, Cristicchi, solo in scena, ci conduce tra riflessioni, domande e canzoni inedite – che portano la firma dello stesso Cristicchi e della cantautrice Amara – per indagare e raccontare il “Santo di tutti”: che è stato innanzitutto un uomo in crisi, consumato dai dubbi, un laico che imparava facendo, si perfezionava incontrando, e il cui esempio riuscì ad attrarre una comunità, ma non senza destare sospetti di alcuni del popolo. Nello spettacolo, infatti, interpretato dallo stesso Cristicchi, compare il personaggio di Cencio, simbolo dei suoi detrattori: stracciaiolo girovago, inventore di una lingua solo sua, è l’osservatore critico del viaggio di Francesco.
Al centro di questo spettacolo, il labile confine tra follia e santità, tema cardine della vita personale e spirituale del Santo di Assisi. Ma anche la povertà, la ricerca della perfetta letizia, la spiritualità universale, l’utopia necessaria di una nuova umanità che riesca a vivere in armonia con il creato. Temi che, nel frastuono della società in cui viviamo, diventano ancora più urgenti e vividi. Uno spettacolo ad alta intensità, che fa risuonare potenti in noi le domande più profonde e ci spinge a ricercarne una possibile risposta.