Una favola raccontata dai tre ragazzi che si daranno la staffetta durante lo spettacolo. Un misto tra narrazione ed azione molto dinamica.
All’angolo della piazza appare il giovane Tonino che sceglie i ragazzi per giocare a pallone e fare da vedetta, gli dice che gli passerà un piccolo mensile e che loro comunque dovranno continuare ad andare a scuola, per non attirare l’attenzione di nessuno.
Tonino è alle dipendenze di un uomo colluso con la malavita ma, a tempo stesso, un procuratore di calcio. Tonino è un po’ come il lucignolo di questa novella nera, li porta nel paese dei balocchi, che assomiglia a volte all’inferno, ma un inferno dorato a cui è difficile dire di no. Quando un osservatore del Napoli porta i ragazzi a fare un provino con le giovanili della squadra, Tonino piomba sul campo di gioco e, ancora una volta, li riporta alla realtà, li allontana dal sogno di diventare calciatori. È così che i ragazzi crescono, tra le aspirazioni e la realtà.
Durante una partita importante, con la squadra da sempre odiata, uno di loro, Giovanni, si fa prendere da una splendida azione, un’azione che gli ricorda una di Kvaratskhelia, vista in televisione la sera prima. Il ragazzo si fa prendere talmente dal gioco, da non accorgersi dell’arrivo in piazza di una volante della polizia. Quando Tonino chiede al ragazzo perché non ha fatto il suo lavoro, a suon di schiaffi lui ammetterà – era troppo bella quell’azione.
È così che quel ragazzo, per seguire la passione del calcio, di un’azione bellissima, verrà allontanato dal gruppo, non lo sa ancora ma quella sarà la sua salvezza. È qui che inizia la seconda parte di questa favola che diventa sempre più cupa.
I ragazzi rimasti diventeranno sempre più dipendenti dal danaro che Tonino gli elemosina, fino al giorno in cui “la strega chiederà a loro di portagli il cuore di Biancaneve”. Se ogni favola ha una morale, pure questa novella nera ce l’ha, l’unico ragazzo che si salva da un epilogo drammatico, è quello che ha seguito una passione, la passione per il calcio.
Tutta la storia è vista sotto lo sguardo a volte disilluso di una giovane madre che è consapevole del destino che tocca al figlio. Una dona risoluta ma senza illusioni. Una madre simbolo della città e dell’impossibilità di proteggere i propri figli dal male.