831 sono i giorni di durata del sequestro di persona più lungo della storia del nostro Paese. Un sequestro compiuto dalla ‘Ndrangheta e che ha come vittima un ragazzo veneto di diciotto anni: Carlo Celadon. Lo hanno rapito la sera del 25 gennaio 1988 dalla villa del padre, un ricco imprenditore di Arzignano, in provincia di Vicenza.
Lo hanno legato con il fil di ferro e chiuso nel bagagliaio di un’auto per diciassette ore, il tempo di percorrere più di 1300 chilometri, il tempo di arrivare in Calabria. Lo hanno liberato il 4 maggio 1990, abbandonandolo per terra, sul ciglio di una strada, con la chiara consegna di non voltarsi a guardare gli uomini che lo avevano tenuto prigioniero per più di due anni. Aveva i capelli e la barba lunga e perso oltre trenta chili. I 7 miliardi consegnati dalla famiglia e molti dei rapitori si sono dissolti nell’aria.
Dalla fine degli anni ’60 alla fine degli anni ’90, durante quella che viene definita la Stagione dei Sequestri in Italia, ci furono quasi 700 rapimenti a scopo estorsivo, la metà dei quali realizzati dalla ‘Ndrangheta. Molti sequestrati non fecero mai ritorno a casa. Raccontare il sequestro Celadon significa ripercorrere una della pagine più drammatiche del nostro Paese in cui la paura ha pervaso un intero sistema sociale e significa raccontare la storia umana di un ragazzo appena maggiorenne che di punto in bianco è stato gettato nel buio con crudeltà senza sapere il perché. 831 giorni. Il sequestro più lungo d’Italia.
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Durata:
90 minuti
Numera atti:
1
Anno di produzione:
2024
Produzione:
Teatro Brescia
Regia:
Anna Tringali
Autore:
Marco Gnaccolini
Protagonista:
Giacomo Rossetto