PEPPE BARRA COMPIE OTTANTA ANNI. Questo spettacolo immagina un potente e famoso capocomico che non vuole lasciare la corona né lo scettro per imporre ancora le sue fantasie e la sua voglia di giocare al teatro, a dispetto del tempo che passa.
Come un bambino dispotico maltratta attori, tecnici e musici, obbligandoli a provare e riprovare, senza pause, senza discussioni, senza lamentele di sorta. I due compagni di scena di Peppe Barra – Lalla Esposito e Massimo Masiello – sono, rispettivamente, la Regina e l’Astrologo, che, con amore e cattiveria, consigliano al loro Sovrano di chiudere baracca e burattini, ché ormai si contano a centinaia gli anni in cui occupa il trono e il tempo, anche per una pur piccola dilazione, è finito.
Il Re, sordo che non vuole sentire, cieco che non vuole vedere, pur lamentandosi dei suoi continui dolori e malanni, continua a tirar fuori dal cilindro frammenti di teatro, da provare, da discutere, da mettere in scena, prima che sia troppo tardi. Copioni, canovacci, duetti, monologhi dalla Commedia dell’Arte, alla Farsa, alla Commedia, alla Tragedia, sfiorando Moliere, Goldoni, Shakespeare, Pirandello, Eduardo, Petrolini e Rossini, Opera Buffa, Operetta. Una sorta di “Histoire du Théâtre”, un surreale giro-tondo di battute che, tradotte in lingua napoletana, si caricano di inaspettata e irresistibile comicità. Un modo come un altro per scongiurare la Morte, perché come si sa anche quella, sulle tavole del palcoscenico, è “per finta”