Il discorso politico si trasforma in rito teatrale e le parole s’incarnano nel corpo dell’attrice, la vibrante Elena Cotugno. Il Teatro dei Borgia porta in scena due paradigmatici discorsi pronunciati da Giacomo Matteotti in Parlamento, nella convinzione che «se il teatro vuole riprendersi il suo posto nella polis, sui palcoscenici devono prendere corpo le parole attorno a cui si costruisce la comunità politica».
A dar voce alle parole di Matteotti è Elena Cotugno, coautrice del progetto, straordinaria per intensità e presenza. «Nel caso di Giacomo – dice Cotugno – la parola diventa strumento di un flusso energetico sempre vivo. Al cospetto del pubblico, testimone dell’azione, la performance si trasforma in un autentico rito teatrale, con il quale l’attrice dà il suo “corpo laico” alle parole di Matteotti». A novanta anni esatti dall’efferato omicidio politico, Giacomo Matteotti torna tra gli scranni ribaltati del parlamento.
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progetto Elena Cotugno e Gianpiero Alighiero Borgia
testi di Giacomo Matteotti con interruzioni d’Aula / drammaturgia di Elena Cotugno e Gianpiero Borgia dai verbali delle assemblee parlamentari del 31 gennaio 1921 e del 30 maggio 1924
con Elena Cotugno
costumi Giuseppe Avallone artigiano dello spazio scenico Filippo Sarcinelli ideazione, coaching, regia e luci Gianpiero Borgia coproduzione TB e Artisti Associati Gorizia con il sostegno della Presidenza del Consiglio dei Ministri con il patrocinio di Comune di Fratta Polesine, Fondazione Giacomo Matteotti, Fondazione di Studi Storici “Filippo Turati” e Fondazione Circolo Fratelli Rosselli