La giovane compositrice barese ha fondato un ensemble grazie ai fondi regionali e con un suo brano ha vinto un concorso internazionale negli Usa. "Cerchiamo nel web le occasioni per crescere"
Non tutti i giovani artisti italiani scelgono di andare all’estero per mettere in mostra le loro capacità e realizzarsi sul lavoro. C’è anche chi resta a casa, compresi i giovani che vivono in zone proverbialmente avare di occasioni di lavoro come il Sud, trovando e sfruttando tutte le varie possibilità offerte da enti pubblici, fondazioni e associazioni per creare un proprio progetto e portarlo avanti. Anche perché le moderne tecnologie permettono di partecipare al dibattito culturale internazionale senza muoversi di casa.
E’ la storia di Carmen Fizzarotti, musicista di Bari: a 28 anni ha già creato un proprio ensemble e con una sua composizione ha appena vinto un concorso internazionale in una università americana.
Chi è Carmen Fizzarotti? E perché suona?
Sono una musicista legata alla sua terra, la Puglia, e che non ha paura di remare in salita. Mi sono formata a Bari, la città in cui sono nata, studiando prima pianoforte e poi specializzandomi in musica da camera al conservatorio Niccolò Piccinni. Da tre anni sono ormai a Milano perché sto ultimando gli studi di composizione con Alessandro Solbiati al conservatorio Giuseppe Verdi. Ma non ho mai reciso il legame con la mia regione: praticamente sono una pendolare dello studio, come tanti studenti fuori-sede. Durante il biennio specialistico di musica da camera si è svelato ciò che veramente mi interessa e per cui sono più portata: e cioè scrivere musica.
Perché scrivere e non limitarsi a suonare cose di altri, come fanno quasi tutti?
Per creare, in qualche modo. Voglio essere un’artista vera. Voglio dare vita a qualcosa che è inizialmente solo pensiero. È, questa, una sensazione indescrivibile. Può capirla probabilmente solo chi opera come me nello stesso senso, anche in arti diverse. Il problema era studiare e creare allo stesso tempo.
E come hai fatto?
Il mio trasferimento a Milano è coinciso con la fondazione, a Bari, del Six Memos Ensemble. Mi sono felicemente divisa tra le due città, lavorando sia a Milano sia a Bari, gestendo la mia carriera accademica e lavorativa a Milano e quella di direttrice artistica a Bari.
Com'è nato il Six Memos? Servono soldi
Insieme con Roberta Peroni, mia cara amica e direttrice d'orchestra, avevamo da sempre la volontà di produrre attivamente qualcosa nella nostra città. Abbiamo portato avanti questa sfida con determinazione, e alla fine ce l’abbiano fatta: grazie al supporto e al finanziamento della Regione Puglia nel 2018. Nello specifico, abbiamo partecipato all'iniziativa delle Politiche giovanili della Regione Puglia "PIN - Sblocca il tuo futuro!".
L'iniziativa era rivolta a giovani (18 - 35 anni) che intendevano realizzare, nei campi di innovazione culturale, tecnologica, sociale, progetti imprenditoriali innovativi ad alto potenziale di sviluppo locale e con buone prospettive di consolidamento, rafforzando le proprie competenze. Il progetto da presentare doveva essere chiaro, lineare, concreto in termini di fattibilità e follow-up.
Il primo passo era fatto
Dopo la partecipazione a questa iniziativa della Regione Puglia, grazie alla quale siamo anche diventate molto più pratiche di burocrazia, abbiamo capito come muoverci nel ricercare (partendo semplicemente dai relativi siti web nelle aree dedicate) e partecipare ai bandi della nostra Regione e del nostro Comune, al fine di aprire sempre più porte per realizzare i nostri progetti. Questo si può fare in Puglia, ma anche in tutte le altre regioni italiane. Anzi, c’è qualche regione che offre anche di più ai giovani.
Quindi siete più musicisti internazionali o più musicisti pugliesi?
Tutte e due le cose insieme. Il Six Memos Ensemble è formato musicisti professionisti che vivono in Puglia. Siamo tutti caratterizzati da una forte determinazione, un’ottima preparazione e un grande amore per quello che facciamo. Io sono la compositrice e la direttrice artistica. Gli altri sono Roberta Peroni direttrice di ensemble e direttrice artistica; Volha Shytsko, voce; Teresa Dangelico, violino e viola; Nicola Fiorino, violoncello; Maurizio Zaccaria, pianoforte.
Il nostro obiettivo è quello di partecipare attivamente alla vita culturale locale, nazionale e internazionale, mettendo in campo e in gioco le nostre professionalità. Anche quelle coltivate e raccolte al di fuori della nostra regione o della nostra nazione. Più esperienze si fanno, più si scopre, più ci si mette in gioco, più si cresce. Penso che questo valga universalmente: si devono avere più frecce al proprio arco, per decidere poi dove indirizzare le proprie skills, le proprie competenze e abilità.
E ci riuscite?
Io stessa studio a Milano, ma mando partecipazioni a concorsi e call for scores in tutto il mondo; ad esempio, l'ultima bella notizia riguarda il concorso dell'Ensemble Ibis interno alla Frost School of Music University of Miami, per cui mi sono aggiudicata il primo premio col quintetto Slow futures.
Di solito si parla di “cervelli in fuga”, soprattutto se giovani. Voi siete diversi?
E’ vero che molti devono cercare fortuna altrove, ma qualcosa sta cambiando. Ultimamente nella mia generazione vedo un'inversione di tendenza: molti di noi rimangono nella terra natale. Lavorano credendo tantissimo nei propri obiettivi, trovando anche spesso il sostegno ed il finanziamento per le imprese giovanili da parte delle amministrazioni comunali o regionali.
Poi c’è stata la tegola del Covid
La mia speranza è davvero quella di riprendere a fare cultura e spettacolo dal vivo perché, onestamente, lo streaming non è la stessa cosa. Stiamo parlando di arte trasmessa da essere umano ad essere umano. Vogliamo davvero dimenticarci dell'energia intangibile sprigionata da una performance dal vivo? Vogliamo davvero dimenticarci che l'esperienza culturale ha bisogno vitale del contatto? Siamo organismi complessi e meravigliosi, non si può pensare di non considerarlo.