Cristian Imparato, vincitore della prima edizione di “Io Canto”, la trasmissione di Canale 5 condotta da Gerry Scotti, racconta ai microfoni di allaRadio.Org l’esperienza davanti alle telecamere, il viaggio negli Stati Uniti, le sue passioni e le sue aspirazioni.
Cristian, tracciamo una sorta di bilancio. Cosa è cambiato dalla prima edizione di “Io Canto”, che ti ha visto trionfare, alle successive, in cui sei intervenuto come ospite?
«Le emozioni più grandi le ho provate nel corso della prima edizione. Erano le prime volte che mi esibivo di fronte a un pubblico e alle telecamere. Tornando come ospite nella seconda edizione, l’emozione è rimasta, ma mi ero un po' abituato. Nel corso della terza edizione, la mia voce era cambiata. Oggi la “muta” è completata e posso finalmente dedicarmi a perfezionare la tecnica di canto».
Differenze, invece, nei momenti dedicati alle prove?
«In quei momenti mi sento più tranquillo, sentirsi più teso di fronte alla telecamera credo che sia normale. Le prove oltre ad essere divertenti, mi insegnano molto; in primo luogo grazie al Maestro Luca Pitteri, che oltre ad essere un grande professionista è simpatico e un vero amico. Vorrei approfittare per ringraziarlo ancora una volta… anche per la grande pazienza».
Tu hai anche partecipato a “Io Canto – La festa”, il tour della trasmissione, facendo tappa in alcuni importanti palazzetti della penisola…
«Siamo stati a Napoli, Genova, Roma e Milano ed è stata una esperienza particolare, perché ha coinciso col periodo in cui la mia voce stava iniziando a cambiare. Ero un po’ spaventato, ma stare con i miei compagni di tour mi aiutava a scaricare la tensione. Per la prima volta provavo l’esperienza di cambiare città dove esibirmi ogni pochi giorni e di ripetere lo stesso spettacolo di fronte ad un pubblico diverso, insomma un vero tour anche se le tappe non sono state molte. Spero di avere presto la possibilità di ripetere l’esperienza».
Che ricordi hai del tuo soggiorno-studio in America, in seguito alla tua vittoria nel programma?
«E’ stata un’esperienza emozionante ed estremamente positiva. A Los Angeles, prima tappa del mio viaggio, ho incontrato il produttore discografico David Foster, che mi ha fatto visitare la sua casa e conoscere la sua famiglia e lo ringrazio davvero di tutto. In seguito sono stato a New York, dove ho preso lezioni di canto e di danza moderna, e naturalmente ho visitato la città, che è bellissima. Era luglio e faceva più caldo che a Palermo, meno male che c'era la piscina. Vorrei tanto tornare a New York per una vacanza con tutta la mia famiglia, magari a Natale».
Com’era organizzata la tua giornata-tipo americana?
«La mattina mi alzavo a mezzogiorno e andavo a studiare. A volte avevo qualche canzone da imparare e allora andavo in hotel, mi ci dedicavo, e poi uscivo a girare New York. Per cena mangiavo sempre fuori. Ho frequentato l'accademia per due intense settimane, e ho imparato molto dal mio maestro, P.V. Boyle».
C’è qualcosa che ti auguri per il futuro in campo artistico, o che stai già coltivando?
«Io spero ovviamente di diventare un bravo cantante. Mi sto impegnando e sto studiando canto con il maestro Fabio Lazzàra. E sto anche prendendo lezioni di danza moderna. So che non è facile la carriera dell’artista, ci vuole tanto impegno e molti sacrifici, ma anche la fortuna e incontrare le persone che credono in te. Io ce la sto mettendo tutta. Nel frattempo, come tutti i ragazzi della mia età vado a scuola e cerco di fare tutto al meglio. Imparo nuovi brani e chissà che il mio sogno non si avveri».
A quale modello fai riferimento quando non sei sul palcoscenico?
«Mi piacciono i talent show perché rappresentano un modo per le persone di farsi notare, ma anche apprezzare per quello che sono. Quando posso, guardo Italia’s got Talent e mi piace molto perché offre le esibizioni più varie. Per il resto, ci sono parecchi cantanti che mi piacciono molto sia italiani che stranieri, ascolto e guardo molti video di artisti famosi, credo si possa imparare molto da chi ce l'ha fatta ma nel medesimo tempo cerco di essere me stesso senza imitare nessuno».
Molte scuole che preparano ai mestieri dello spettacolo individuano nella brevità delle esibizioni un punto di forza. Tu cosa ne pensi?
«La durata delle esibizioni nei talent è ormai un dato di fatto. Dipende da quello che si deve fare. Nel caso di una canzone, magari con un testo che richiede un po’ più di “orecchio”, serve un tempo superiore ai due minuti per "arrivare" al pubblico, e poi i talent sono utili per farsi conoscere, se poi sei bravo il pubblico vorrà sentirti cantare più a lungo possibile».
Auguriamo a Cristian un grosso “in bocca al lupo” per il suo futuro di cantante, in attesa che ci possa regalare presto nuove emozioni con le sue esibizioni.
La Redazione ringrazia la famiglia Imparato per l'autorizzazione alla pubblicazione dell'intervista