Cecilia Quadrenni è un’ artista che non può non incuriosire ed interessare chiunque si dica amante della buona musica. Giovanissima e dalla personalità eclettica (ha studiato musica, recitazione e mimo), Cecilia ha già avuto esperienze artistiche e professionali invidiabili, a partire da un tour di buon successo tra l’ Italia, Parigi e Londra nel 2011 e la pubblicazione di un primo EP - Molto Personale - già dall’ anno successivo. Sperimentale, visionaria e visuale, vive la musica a 360 ° e non teme di affiancare intime composizioni proprie a rivisitazioni pop di brani classici o stravolgimenti acustici a nobilitare canzoni puramente da classifica. Con un altro EP all' attivo - To Summer - e a pochi giorni dall’ uscita di un nuovo brano, la cover Forever Young degli Alphaville, ho la possibilità di farle qualche domanda.
Scorrendo la tua biografia, mi ha molto colpito la scelta – coraggiosa - di esordire con una rivisitazione pop del “Concierto De Aranjuez”, composizione di musica classica di Joaquin Rodriguez. Cosa ti ha convinto che questo brano potesse essere il tuo perfetto “biglietto da visita” per un potenziale nuovo pubblico ?
Ho sentito questo brano per caso, suonato anche male, in una sagra di paese. Mi sono informata ed ho scoperto la musica più sublime che abbia mai ascoltato. Così ho pensato, come ogni volta in cui mi innamoro di una musica, di dover far mia quella canzone, o quantomeno provarci e trovare quindi un arrangiamento che si avvicinasse al mio mondo musicale, cioè il pop. La melodia, poi, sembrava proprio concepita per la mia voce e quindi non ho avuto esitazioni nel proporla. Sono stata spinta dall’amore e come tutte le scelte dettate da questo sentimento, diventano scelte coraggiose, in cui la paura passa in secondo piano.
Come è nata l' occasione di presentare le tue composizioni nei live club di Londra ?
Attraverso il web ho conosciuto un produttore discografico inglese che organizzava anche live e che mi ha proposto in pochissimi giorni di fare un piccolo tour a Londra nei locali di musica emergente internazionale. In una settimana ho preparato i brani, tra cui uno inedito, e mi sono ritrovata nella capitale britannica a cantare. Esperienza indimenticabile!
E da quali canzoni erano composte le setlist ?
Ho cercato brani molto internazionali e al tempo stesso conosciuti come Take On Me degli A-ha, Paparazzi di Lady Gaga, Relax di Mika e i miei inediti tra cui To Summer e It’s Just Rain.
In quel periodo immagino avrai colto molte differenze da come si possa intendere e fruire la musica in Inghilterra rispetto all' Italia. Cosa ti sei portata a casa da questa esperienza ?
A Londra c’è molta attenzione verso la musica emergente e molta serietà e rispetto verso gli artisti. Da questa esperienza mi sono portata dietro il coraggio di essere me stessa e la fiducia di aver fatto un buon lavoro, visto che ho ricevuto molti consensi. Quindi ho pensato che fosse doveroso osare e far conoscere questi miei progetti musicali anche in Italia.
E, dopo averlo vissuto all' estero, cosa di “londinese” - o comunque di extra-nazionale - vorresti ritrovare nel panorama musicale italiano ?
Ho conosciuto tanti gruppi che facevano musica etnica e portavano con loro il sapore e le origini di altre culture. Ricordo un gruppo californiano che faceva musica indonesiana partendo dai canti folkloristici. Mi piacerebbe che anche in Italia ci fosse la possibilità di contaminarsi e di scambiare le vedute musicali con musicisti di tutto il mondo, proprio come sono riuscita a fare a Londra.
Nel tuo primo Ep, oltre a It's Just Rain, erano presenti delle cover in acustico di canzoni smaccatamente pop quali Paparazzi di Lady Gaga e Relax di Mika. Qual è il punto di contatto fra questi brani “facili” e la Cecilia Quadrenni di Scarborough Fair e delle composizioni più personali ?
Il punto di contatto fondamentale per me è la mia voce ed il mio modo di interpretare. Considero la mia voce uno strumento musicale a tutti gli effetti e mi piace usarla per eseguire vari brani, anche diversi da loro per genere e stesura, per dare una linea di continuità a canzoni differenti tra loro. Spero ovviamente di esserci riuscita, ma in ogni caso quando amo un brano e sento il desiderio di “farlo mio” significa che quel pezzo ha qualcosa che può rappresentarmi e quindi non esito a metterlo nel mio repertorio. Può essere una successione di accordi o un falsetto, qualsiasi cosa che ricordi il mio modo di fare musica.
Ascoltando i brani di To Summer ho notato che sono molto “visivi”, quasi cinematografici nell' affiancare natura, paesaggi onirici ed il passare del tempo come esperienza di crescita prima di tutto emotiva. Hai avuto qualche punto di riferimento o di ispirazione visuale durante la loro composizione ?
Sì, hai colto proprio il punto. Nel mio vissuto artistico e musicale attingo a vari immagini che fanno parte del mio passato o a luoghi suggestivi in cui ho vissuto momenti di evasione o fuga. Per quanto riguarda To Summer ho sempre avuto in mente il film “Le Ali della libertà”, film in cui l’angoscia da un’oppressione ingiusta si concretizza in una disperata fuga in cui si rischia tutto per ritrovare la propria identità e la propria essenza. E l’acqua finale della fuga, che ripulisce dai brutti ricordi e lava via il passato, simbolizza la rinascita e la fiducia verso il futuro.
So che, oltre alla musica ed al violino, hai studiato anche recitazione e mimo. Immagino tu abbia già pensato, qualche volta, di legare queste differenti forme artistiche in un unico progetto …
Mi piacerebbe fare un video basato tutto sulla gestualità del mimo, che non è, come spesso si crede, il gioco dello specchio o la corsa al rallentatore, ma è un’arte raffinata in cui il corpo esprime con piccoli impercettibili movimenti, le emozioni e le sensazioni più nascoste.
Dopo Molto Personale e To Summer, quali saranno i prossimi passi di Cecilia ?
Altri inediti, tanti live, un album, con il desiderio di poter condividere con le persone il mio modo di sentire la vita attraverso la musica.