Matthew Lee è uno straordinario performer, pianista e cantante innamorato del rock'n'roll, che ha fatto propri gli insegnamenti dei grandi maestri del genere. Un vero talento, un fenomeno degli 88 tasti che vanta già oltre mille concerti nel mondo. Noi lo abbiamo incontrato a Milano, a poche ore dal suo live.
D’altri tempi” è il tuo primo vero album. Un disco nato tra Italia, Inghilterra e Germania. Come hai lavorato a questo progetto?
Quando siamo partiti, cantavo soltanto in inglese, da qui la necessità di tenere almeno metà album in inglese. Quando mi si è presentata l’opportunità di fare questo album, tuttavia, ho pensato bene di cantare anche in italiano. Ho scelto due cover, ovvero l’Isola che Non C’è di Edoardo Bennato e Così Celeste di Zucchero. Poi sono venute fuori altre canzoni in italiano, stavolta inedite. Parte di questo disco è stato realizzato anche in uno studio a 10 minuti da Buckingham Palace, nel cuore di Londra. In più, ho avuto la grandissima fortuna di incontrare Mousse T (noto produttore turco, n.d.r), che ha dato la possibilità a Tom Jones di rinnovarsi. E’ una persona splendida.
“Non mi credere” è il primo singolo estratto dal disco. Perché hai detto che è la canzone che più ti rappresenta? Che ha di così speciale rispetto alle altre?
Il disco è uptempo, rock n roll e blues e mi rispecchia completamente. Però Non mi Credere, anche se è più lenta, mi rappresenta in pieno. Sul palco tiri fuori un lato di te, ma nel privato ne hai un altro. Per me è sempre stato difficile, soprattutto in passato, mostrare alle persone quello che provavo. Un po’ come se vivessi una sorta di ermetismo del sentimento. Mi sono soffermato parecchio sul testo, forse proprio per questo motivo
Ti senti davvero uno “d’altri tempi”? Cosa ti affascina delle atmosfere e del sound anni Cinquanta?
Più che altro sono colpito da un certo ritmo. Non sono nostalgico, non c’ero negli anni ‘60. Ma quello che è rimasto mi ha affascinato. Io sono figlio dei miei tempi e adoro la tecnologia, ma amo fondere il sound moderno e quello un po’meno. Ritengo che tutti dovrebbero studiare la musica degli anni 60, perché ha cambiato la sorte della musica in generale.
Ti senti più bluesman o la tua anima brucia soprattutto per il rock n’ roll?
Quello che faccio, in realtà, è un mix di blues, rock n roll e country. Se ti devo dire un lato che prevale sugli altri è quello più selvaggio del rock’n’roll
Sei sempre accompagnato dal tuo inseparabile pianoforte. Cosa rappresenta per te tale strumento? Che emozioni ti regala mentre lo suoni?
Quando ho cominciato in Conservatorio avevo 11 anni e suonavo musica classica ma a 15 anni ho scoperto il rock n roll. Avevo uno stereo gigante mettevo i dischi a volumi pazzeschi e provavo a improvvisare su ciò che sentivo. La cosa che è cambiata maggiormente è che da ragazzino suonavo per me ma adesso anche per la gente.
Sei molto giovane ma hai alle spalle oltre mille concerti e performance in tutto il mondo. Ti saresti mai aspettato tanto successo, anche oltre i confini nazionali?
E’ stata una cosa casuale e non mi aspettavo davvero nulla. Sono stato fortunato perché tutto quello che è arrivato dall’estero è arrivato tramite youtube.
Puoi raccontarci un episodio simpatico oppure un incontro particolare che ti è capitato registrando il disco e girando il mondo?
Generalmente la lavorazione di un album è tutta divertente. Un episodio simpatico in giro per il mondo? Dovevo andare in Africa a suonare in un grande festival. Io e la mia band abbiamo fatto un sacco di scali e ci ritrovavamo sempre davanti a noi la stessa signora nera corpulenta. E cosa scopriamo, quando dobbiamo suonare? Che quella signora nera era Cesaria Evora, la regina della musica africana.
Come è il tuo pubblico? Qual è il Paese che ti ha dato più soddisfazione, più calore e perché?
Il mio pubblico è molto eterogeneo. Ci sono bambini, ragazzi e adulti. Devo dire che un ventricolo lo lascio sempre in Francia: è un paese che mette la musica e la cultura in primo piano e i suoi festival sono sempre molto ben organizzati. Ogni volta che suono in Francia, è un’esperienza meravigliosa.
Il 15 maggio, ti vedremo in concerto al Memo Restaurant di Milano: che tipo di live sarà? Qualche anticipazione?
Finisco rock n roll tour e eseguirò alcune canzoni del nuovo disco. Dal 5 giugno, poi, inzierà un altro tour, stavolta tutto incentrato su “D’altri tempi”.
Prossimi step di Matthew Lee? Dove andrà “The Genius of Rock n’Roll”?
Innanzitutto, mi dedicherò quasi completamente alla promozione dell’album, ho bisogno della massima concentrazione per divulgarlo. Questo per quanto riguarda il lavoro con Carosello e il mio management. Con la band, invece, suonare in Italia ma anche in altri paesi. Vi avviso, ci saranno tantissime date!