Nell'ultimo bel libro di Piero Rattalino troviamo non solo un'appassionante galleria di personaggi, ma anche una serie di riflessioni su come è stata gestita e diffusa negli ultimi cinquant'anni la musica “colta”
Parliamo dell'ultimo libro di Piero Rattalino - docente di piano, musicologo, critico, ma per molto tempo anche organizzatore musicale - che per una volta non disquisisce di piano e di pianisti, campo nel quale è supremo esperto. Si intitola Il Galempio, parola che non esiste. O meglio, esiste per quei coristi che nel Macbeth anziché cantare per intero «Colga l'empio», riprendono il fiato tra «Col» e «galempio», e suppongono – pur non sapendo cosa sia - che questo galempio esista per davvero. Il sottotitolo – Fauna e flora del teatro lirico – spiega però subito quale sia il vero contenuto di questo intrigante libro di 200 pagine pubblicato da Zecchini Editore.
Figure che hanno segnato la storia del teatro italiano
Il Galempio è una raccolta di considerazioni e di ricordi offerti da un affabulatore nato. Considerazioni e ricordi per lo più personali – ma non mancano molte annotazioni extra moenia - imperniati sulla lunga e parallela carriera di consulente o di direttore artistico a Bologna, Catania, Genova, Parma, Roma, Torino; e che vertono su alcune grandi figure con le quali ha collaborato in 40 anni di attività.
Quattro profili sono dedicati a figure direttoriali (Celibidache, Del'man, Gavazzeni) e ad un concertatore estemporaneo, Stockausen. Quattro a grandi sovrintendenti: Badini, Adamoli, Erba, Bombace. E quattro infine ad attivissimi presidenti di enti musicali: Fortuna, Orizio, Borri, Agnello. Gli appassionati di lirica e di concertistica sanno bene di chi si parla. Ma forse non sanno invece quanti problemi abbia suscitato nel mondo della musica la scellerata Legge n. 800 del 1967, oggetto di dolenti ragionamenti da parte dell'autore.
Un fiume di aneddoti, situazioni, riflessioni
In quest'ultima fatica di Piero Rattalino scorre un fiume in piena di immagini ed episodi memorabili. Del'man stravagante maniaco dell'igiene, ma che pasteggia i piccioni dentro le sue camere d'albergo. Le contraddizioni di Celibidache, oscillante tra furiosi e perduranti rancori -verso i Berliner, colpevoli d'averlo tradito, o contro un orchestrale bolognese un po' irrispettoso- e lenitive meditazioni Zen.
Un Badini ricamatore di preziose finezze diplomatiche, e di astuti escamotages atti a risolvere situazioni inestricabili. Erba bon viveur ed eclettico organizzatore di eventi d'ogni genere, dalle esibizioni circensi al varietà, dalla prosa alla lirica. Il barone Agnello pronto a vendere una vasta tenuta in Umbria pur di tappare i buchi nel bilancio del suo CIDIM... e via di questo passo.
Infine, messi come a dar respiro, due brevi divertenti Intermezzi di sapide riflessioni: uno sulle incongruenze di certi libretti d'opera e sui relativi fraintendimenti lessicali (intitolato “ Di tanti figli...”) ed uno sui tanto discussi sopracuti tenorili (“Dodipetto – Pavarotti & C.”). Aggiungono ulteriore piccantezza ad un libro che si legge tutto d'un fiato.